Questa settimana, TIM ha completato con successo il collocamento del nuovo bond unsecured della durata di cinque anni per l’importo di 750 milioni di euro. La data di regolamento è stata fissata per il prossimo 20 luglio. La scadenza sarà in data 31 luglio 2028. Alta la cedola offerta agli investitori istituzionali, a cui l’emissione è stata riservata in questa fase: 7,875%. Il prezzo di emissione è stato appena sotto la pari, a 99,996 centesimi. Queste obbligazioni saranno negoziate all’Euro MTF della Borsa di Lussemburgo.
I proventi saranno utilizzati per rimborsare le scadenze a breve termine, anche a seguito di operazioni di riacquisto.
- obbligazioni con scadenza 19 gennaio 2024 e cedola 3,625% (ISIN: XS1347748607) per 750 milioni di euro;
- obbligazioni con scadenza 11 aprile 2024 e cedola 4% (ISIN: XS1935256369) per 1,25 miliardi di euro.
Verso cessione rete a Kkr
Il nuovo bond TIM avrà rating B1 per Moody’s, B+ per S&P e BB- per Fitch. Pertanto, il rischio di credito teorico risulta essere elevato. L’emittente è classificato come “speculativo”. Del resto il rendimento offerto è alto anche in un contesto di aumento dei tassi d’interesse come questo. A gennaio, l’emissione di un’altra scadenza unsecured a 5 anni era avvenuta con la fissazione di una cedola del 6,875%, esattamente un punto percentuale più bassa di quest’ultima. Allora, il titolo offriva un premio sul BTp a 5 anni di 345 punti base o 3,45%. Stavolta, il premio sale a 415 punti o 4,15%.
La compagnia risulta oberata dai debiti. Quelli finanziari netti erano di 25,8 miliardi al 31 marzo scorso. Proprio a tale fine punta sullo scorporo di NetCo, la società a capo della rete e di Sparkle. Quest’ultima gestisce migliaia di chilometri di cavi sottomarini.
Bond TIM con opzione put
E proprio nelle scorse ore è arrivata la notizia del possibile interessamento del fondo sovrano di Abu Dhabi. Sosterrebbe l’offerta di Kkr per rilevare un’infrastruttura così importante. Il bond TIM s’inserisce all’interno di queste vicissitudini legate alla governance e similmente all’emissione di gennaio prevede un’opzione put a favore degli obbligazionisti per il caso di OPA. In pratica, questi avrebbero la facoltà di rivendere il bond all’emittente nel caso in cui dovesse registrarsi un passaggio nel controllo della compagnia. A gennaio, l’opzione put fu fissata ad un prezzo di 101, consentendo agli obbligazionisti di disinvestire ad un prezzo superiore a quello a cui era avvenuto l’investimento in fase di collocamento.
Dopo il completamento dell’emissione del bond TIM, la partecipata TIM Brasil annunciava il collocamento a sua volta di un’obbligazione in valuta locale da 4,25 miliardi di reais (800 milioni di euro). I proventi serviranno per pagare il dividendo alla controllante, che detiene il 66,58% del capitale. La notizia in sé ha una doppia valenza. Da un lato, essa è positiva per i pagamenti in arrivo a favore di TIM. Dall’altro, aumenta il debito consolidato. In generale, gli alti costi d’indebitamento rendono ancora più urgente la ricerca di una soluzione per la cessione della rete, al fine di abbattere la montagna delle passività che sta paralizzando la gestione finanziaria, impedendo alla compagnia di investire adeguatamente per rilanciarsi sul mercato domestico.