Dalla Turchia questa settimana sono arrivate due notizie importanti. La prima è che i candidati alle elezioni presidenziali del 14 maggio saranno quattro. Il più temibile per l’uscente Recep Tayyip Erdogan è Kemal Kiricdaroglu, a capo di una coalizione eterogenea di sei partiti e dato nettamente in testa nei sondaggi. La seconda è di natura economica. La Banca Centrale Turca ha invitato le banche commerciali a ridurre gli strumenti che accrescono la domanda di dollari, come i contratti derivati. E ha al contempo eliminato il tetto al tasso d’interesse massimo applicato sui depositi garantiti in lire turche.
Questa novità mira a sostenere la lira prima delle elezioni. Il cambio contro il dollaro ha superato la soglia di 19 e perde quasi un quarto del suo valore nell’ultimo anno. Ma i bond turchi in dollari non stanno risentendo di questa situazione, se è vero che la scadenza a 5 anni ha messo a segno un rialzo del 5% in appena cinque settimane. Il quinquennale (ISIN: US900123CQ19) ha toccato la quotazione di 90 centesimi. Ai minimi di metà luglio scorso, era sceso ad appena 75 centesimi. In otto mesi e mezzo, è risalito del 20%.
Bond turchi in dollari a rischio con svalutazione lira
Certo, la volatilità della lira non ha effetti diretti sui bond turchi in valute straniere. D’altra parte, questi sono acquistati proprio per neutralizzare o minimizzare il rischio di cambio. Quello di cui il mercato starebbe tenendo poco in considerazione è che un debito estero diventa meno sostenibile in uno scenario di svalutazione. E Bank of America prevede che, chiunque vinca le prossime elezioni, la lira turca sarà svalutata contro il dollaro tra il 15% e il 25%.
In pratica, il rischio svalutazione non è scontato in queste cifre. Come se una lira debole non avesse nulla a che vedere con la solvibilità del debito pubblico di Ankara. Sappiamo che non è così, per quanto questo sia basso rispetto al PIL. Anche perché sinora la difesa della lira è andata a discapito delle riserve valutarie, che al netto degli swap e dei debiti, risultano scese sottozero. Dunque, non ci sarebbero sufficienti dollari per pagare i bond turchi denominati in valuta estera nel caso di emergenza.
L’unica speranza è che dopo le elezioni, che vinca Erdogan o Kiricdaroglu, la banca centrale sarà lasciata più autonoma nella gestione della politica monetaria. Ed è forse quanto segnalano i bond turchi in valuta locale. I rendimenti a breve sono nettamente superiori sia a quelli a lungo, sia ai tassi ufficiali. Ciò implicherebbe che il mercato stia scontando un rialzo dei tassi dopo la follia dei tagli con un’inflazione esplosa fino all’85%.