La banca centrale turca ieri ha lasciato i tassi d’interesse invariati al 19%. Il governatore Sahap Kavcioglu ha dovuto prendere atto delle pressioni sui prezzi al consumo, con l’inflazione al 16,6% a maggio. E l’istituto ha confermato che resterà nei pressi del 17% “per gran parte dell’anno”. Poco mossi i bond turchi dopo il board, anche perché la decisione era scontata sui mercati.
Il giorno precedente, la Federal Reserve aveva anch’essa tenuto i tassi fermi allo 0-0,25%, ma adottando toni più da “falco” e lasciando intravedere un avvio della stretta monetaria più vicino di quanto sinora immaginato.
In effetti, ieri il cambio ha perso due terzi di punto percentuale, portandosi a 8,68 contro il dollaro. Lascia sul terreno il 14,4% quest’anno. Ed ecco che improvvisamente gli alti rendimenti dei bond turchi perdono di appeal. Il 18,13% offerto ieri dalla scadenza a 10 anni sarebbe un livello persino basso per un investitore straniero. Il rischio che venga più che eroso dalle perdite valutarie è altissimo. D’altronde, nell’ultimo decennio la lira turca ha perso oltre l’80% del suo valore contro il biglietto verde.
Il taglio dei tassi quest’anno ci sarà. Ma Kavcioglu deve tenere fede alla promessa che il costo del denaro sarà tenuto “sopra” il tasso d’inflazione. Per quanto il presidente Erdogan continui a reclamare un allentamento monetario già in estate, è molto più probabile che il governatore agisca in tal senso nel quarto trimestre, quando l’inflazione sarà scesa a livelli più rassicuranti. Ad ogni modo, la stessa banca centrale la stima sopra il 12% per la fine dell’anno. Il target ufficiale è del 5%, mai raggiunto dalla recente storia turca.