Il grafico delle obbligazioni di stato turche ci offre un’immagine agghiacciante in questa mattinata di riapertura dei mercati finanziari dopo la pausa nel fine settimana. Il rendimento a 10 anni è letteralmente esploso dal 14,10% di venerdì scorso al 17,28% delle ore 11.30. Un rialzo di ben quasi 320 punti base, figlio del collasso che sta subendo la lira turca. Contro il dollaro perde quasi il 9%, attestandosi a un cambio in area 7,85 da 7,22 della chiusura precedente. Nella tarda serata di ieri, era arrivato a 8,38, pari a una maxi-perdita del 17% in una sola seduta.
Cosa è successo lo sappiamo. Venerdì sera, il presidente Erdogan ha licenziato il governatore della banca centrale, Naci Agbal, sostituendolo con il semi-sconosciuto e presunto fedelissimo (finché dura) Sahap Kavcioglu. E’ il quarto governatore dal luglio 2019. La colpa dell’ormai ex capo dell’istituto è stata di avere alzato i tassi d’interesse contro l’inflazione, che a febbraio galoppava al 15,61%.
Erdogan licenzia l’ennesimo governatore in pochi mesi, Turchia a rischio collasso finanziario
Crollati anche i bond in valuta
In questo momento, il bond a 10 anni della Turchia offre il più alto rendimento dal giugno 2019, quasi due anni a questa parte. Non sappiamo quale sia la reazione del mercato riguardo alle scadenze più brevi, dato che le negoziazioni per i relativi titoli non sono riprese. Il boom del rendimento decennale rispecchia le inevitabili più alte aspettative d’inflazione nel medio-lungo periodo. Gli investitori stanno scontando un’accelerazione ulteriore nella crescita dei prezzi al consumo, non arrestata prontamente e a sufficienza dalla politica monetaria.
Il collasso inficia anche i bond in valute straniere. Il bond in dollari con scadenza 15 gennaio 2030 e cedola 11,875% (ISIN: US900123AL40) crolla dell’8,87% mentre scriviamo, scendendo a una quotazione di poco inferiore a 129. Aveva chiuso a 141,54 venerdì. E così, vede impennare il rendimento al 6,66%. Molto male anche il bond 5 febbraio 2025 e cedola 7,375% (ISIN: US900123AW05), sempre in dollari, che arretra del 5,86% a 104, offrendo un rendimento in salita al 6,10%.
Gli investitori stranieri detengono ormai da tempo una quota assai bassa delle obbligazioni sovrane turche. La loro quota era scesa al 5%, pur in lieve ripresa sotto Agbal. A parte la sfiducia su inflazione e cambio, il timore è che la banca centrale adesso imponga restrizioni al trading, così da salvaguardare la lira. Misure già imposte in questi anni, assieme alla virulente campagna verbale portata avanti dal presidente Erdogan contro presunti poteri stranieri che complotterebbero contro Ankara. Tempo fa, ad esempio, JP Morgan finiva indagata per avere pubblicato un report negativo proprio sulla lira. Insomma, la sfiducia è tornata alle stelle dopo essere stata interrotta dal barlume di speranza offerto da Agbal con la sua gestione monetaria appropriata.
Lira turca al collasso e la riapertura dei mercati mette panico ad Ankara