I creditori sono chiamati ad emettere il verdetto sulla richiesta di moratoria dei pagamenti avanzata dal governo di Kiev. La proposta riguarda bond emessi dall’Ucraina e denominati in valute straniere. La sospensione dei pagamenti durerebbe così due anni. In questo modo, il governo punta ad allontanare lo spettro del default, sebbene la situazione sia più complessa di quanto si pensi. Il buon esito del voto è nell’aria, dopo che diversi fondi d’investimento come BlackRock e Fidelity hanno annunciato il loro appoggio alla richiesta.
Tra i bond dell’Ucraina oggetto della richiesta di moratoria vi è quello in scadenza l’1 settembre prossimo per 1,38 miliardi di dollari. Ieri, aveva una quotazione di appena 31 centesimi, pari a un rendimento di oltre il 7.000%. E’ evidente che il mercato stia scontando un evento creditizio. Affinché il governo riceva luce verde dai creditori, è necessario che questi votino a favore della sua richiesta con una maggioranza dei due terzi o del 50% per ciascuna emissione.
Bond Ucraina, moratoria non allontana default
L’Ucraina già rinegoziò il suo debito nel 2015 a seguito dell’occupazione della Crimea. Ammesso che la sospensione dei pagamenti per due anni sia accordata, cosa accadrà dopo? Sembra molto probabile che il paese abbia bisogno di una ristrutturazione vera e propria. Ma già solo il rinvio dei pagamenti farebbe formalmente scattare la dichiarazione di default selettivo da parte delle agenzie di rating, i cui giudizi sovrani sono già bassissimi: CC per S&P, C per Fitch e Caa3 per Moody’s.
E non ci sono solo le agenzie a impensierire il Tesoro ucraino. I creditori potrebbero ottenere dall’ISDA (Internation Swaps and Derivatives Association) la dichiarazione di default, grazie ai quali otterrebbero il pagamento delle coperture assicurative contro il rischio default (CDS). In altre parole, non è detto che la moratoria eviti che formalmente l’Ucraina registri un evento creditizio. Nelle scorse settimane, la società del gas Naftogaz è stata la prima entità pubblica ucraina ad andare in default. E il paese ha avanzato un’offerta separata su 2,6 miliardi di dollari in cosiddetti “GDP warrants”, obbligazioni dai pagamenti legati all’andamento del PIL.