Qualche mese fa, vi avevamo dato conto di una problematica che coinvolge alcuni degli obbligazionisti italiani detentori dei bond del Venezuela. Questi titoli, come sappiamo, versano in default sin dalla fine del 2017, per cui non staccano più alcuna cedola in favore dei creditori, né è stato effettuato il rimborso del capitale alle date di scadenza di questi ultimi anni. E a causa delle sanzioni imposte dagli USA contro Caracas, non risultano nemmeno più negoziabili sul mercato secondario da oltre un anno, per cui gli obbligazionisti non possono facilmente disfarsene, se non privatamente e a prezzi che rasentano lo zero.
Bond Venezuela, la beffa dell’imposta di bollo per gli obbligazionisti
Oltre il danno, la beffa. Alcuni lettori ci avevano scritto, lamentando che sui titoli divenuti nei fatti infruttiferi, anzi comportando una perdita in conto capitale, le banche continuavano ad applicare l’imposta di bollo dello 0,2%, commisurata al valore nominale dei bond, pari formalmente a 100. Per essere espliciti, un obbligazionista che avesse acquistato un bond venezuelano per il controvalore nominale di 10.000 euro, al termine del trimestre si poteva ritrovare a pagare la quota corrispondente all’imposta annua del 2 per mille (20 euro), nonostante il default avesse azzerato il valore di mercato del titolo medesimo.
Poiché, però, non si era capaci di stabilire quale fosse il valore di mercato dei bond in portafoglio, non essendo negoziabili da inizio 2019, ecco che qualche banca aveva optato per applicare l’imposta di bollo niente di meno che sul valore nominale, il quale certamente non corrisponde a quello effettivo a cui verrebbero eventualmente rimborsati i titoli venezuelani, sempre che ciò accada. Ebbene, un obbligazionista ha presentato istanza di interpello all’Agenzia delle Entrate, che nelle scorse settimane gli ha dato ragione.
La risposta dell’Agenzia delle Entrate
In risposta, l’ente ha notato quanto segue: “… nella fattispecie prospettata nell’istanza di interpello, stando a quanto rappresentato dall’istante, che l’istituto bancario, in sede di rendicontazione periodica, abbia attribuito al titolo indicato dall’istante un valore di mercato pari a zero, applicando presumibilmente a tal fine i criteri utilizzati dagli intermediari per la valutazione dei titoli; nell’affermativa, tenuto conto che l’imposta di bollo va determinata applicando le aliquote previste per legge al valore risultante dalle rendicontazioni inviate dall’ente gestore, nel caso di specie risultante pari a zero, non si renderebbe dovuta alcuna imposta”.
Riepilogando: gli obbligazionisti che avevano acceso un conto titoli presso due gruppi bancari italiani si erano ritrovati nel corso del 2019 a pagare l’imposta di bollo sull’intero valore dei bond venezuelano in portafoglio, nonostante questi avessero visto azzerato il loro valore di mercato e gli stessi istituti li ritenessero nulli. Su istanza di un obbligazionista, l’Agenzia delle Entrate si è espressa a favore dei clienti e contro il pagamento dell’imposta di bollo, che per la normativa italiana è dovuta nella misura dello 0,2% annuale e sul valore di mercato dei titoli in portafoglio, risultante al termine di ogni trimestre. E nel caso del Venezuela, dopo il default le banche italiane sono tenute a valutarne i bond a zero.
Bond Venezuela, quali prospettive su rimborso e fine default?