Il fattore politico entra a far parte delle valutazioni dei titoli di stato spagnoli. All’indomani delle elezioni generali, convocate dal premier socialista Pedro Sanchez con un anticipo di diversi mesi rispetto alla fine naturale della legislatura, i rendimenti dei Bonos decennali salgono. Avevano chiuso al 3,43% al termine della settimana scorsa, mentre a metà seduta di oggi risultavano al 3,48%. Un trend in controtendenza rispetto al resto del Sud Europa, dove oggi i rendimenti sovrani scendono e stringono rispetto ai Bund della Germania.
Giù i rendimenti anche in Grecia, dove il decennale scende dal 3,79% al 3,70%. Più contenuto il calo in Portogallo, dove partono da valori ben inferiori: dal 3,15% al 3,11%. Cosa succede, quindi? Le elezioni in Spagna hanno fatto emergere una possibile fase di instabilità di governo. Se questi sarà guidato ancora una volta dal premier uscente Pedro Sanchez o dal candidato popolare Alberto Nunez Feijòo, in ogni caso sembra destinato a nascere debole. Non si escludono nuove elezioni entro pochi mesi, similmente a quanto accadde nel giugno 2016 e nel novembre del 2019.
Bonos giù, si teme instabilità di governo a Madrid
L’attesa debolezza politico-istituzionale a Madrid penalizza i Bonos. Del resto, questo tipo di ragionamento è stato quasi una costante in Italia nell’ultimo decennio. I mercati temono due cose sul piano politico: governi fiscalmente lassisti e quelli litigiosi al loro interno. In Spagna è il secondo scenario a intimorire in queste ore gli investitori dopo che per settimane il trionfo del centro-destra appariva scontato. Il prossimo esecutivo dovrà nascere dalla coalizione di almeno tre partiti, di cui almeno uno conflittuale con gli altri dal punto di vista programmatico.
Tra le altre cose, settimane o mesi di instabilità spagnola non sono di buon auspicio per l’intera Unione Europea, dato che il paese è presidente di turno. E che dire di capitoli come la riforma del Patto di stabilità? Se ne discuterà nei prossimi mesi prima che arrivi il 2024. La Spagna rischia di partecipare alla discussione con una voce debole e incapace di rappresentare al meglio il proprio interesse nazionale.