Ai soggetti titolari di pensione di vecchiaia o qualsiasi altro trattamento previdenziale obbligatorio e con reddito personale non superiore 35 mila euro, l’INPS corrisponde d’ufficio, con la mensilità di luglio 2022, l’ormai famoso bonus 200 euro.
Non tutti forse sanno che, entro un anno, lo stesso Istituto potrebbe richiedere indietro il contributo. Il bonus 200 euro, infatti, viene riconosciuto d’ufficio ai pensionati, ma soltanto in un secondo momento potrebbero iniziare i relativi controlli. Vediamo meglio d cosa si tratta e chi potrebbe dover restituire il contributo in argomento.
Bonus 200 euro cos’è e a chi spetta
Il bonus 200 euro, sostanzialmente, consiste in un contributo una tantum, pensato per aiutare i cittadini con reddito basso a far fronte all’impennata dei prezzi dell’energia (e non solo) che si sta verificando in questo periodo. Impennata dei prezzi che, come sappiamo, è stata causata principalmente dal recente conflitto in Ucraina.
Il bonus spetta ai lavoratori dipendenti che hanno beneficiato dell’esonero contributivo pari allo 0,8% previsto dalla Legge di Bilancio 2022 nel primo quadrimestre dell’anno per almeno una mensilità. In altre parole, a chi ha uno stipendio lordo, da inizio anno, inferiore a 2.692 euro al mese. Lo stesso sarà pagato dal proprio datore di lavoro con la busta paga di luglio.
I pensionati, autonomi, stagionali e disoccupati, invece, devono avere un reddito sotto i 35 mila euro annui. Per colf e badanti, infine, non è previsto alcun limite reddituale.
Ecco perché potrebbe essere restituito
In un caso particolare, il bonus 200 euro potrebbe dover essere restituito poco dopo il suo pagamento.
Ai sensi del comma 4, articolo uno del decreto legge n. 50 del 17 maggio 2022, (cosiddetto decreto Aiuti), il contributo viene corrisposto dall’INPS sulla base dei dati disponibili al momento del pagamento. Lo stesso, ad ogni modo, è soggetto alla successiva verifica del reddito. Tale verifica può avvenire “anche attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’Amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detiene informazioni utili”.
In caso di somme corrisposte in eccedenza, dunque, l’INPS provvede alla notifica dell’indebito entro l’anno successivo a quello di acquisizione delle informazioni reddituali.
In altre parole, in un secondo momento, i pensionati potrebbero dover restituire il bonus 200 euro a loro già accreditato.