Bonus 200 euro: ecco perché, in alcuni casi, il datore di lavoro non deve pagarlo al dipendente

Esiste un caso particolare in cui il bonus 200 euro non viene pagato dal proprio datore di lavoro nella busta paga di luglio.
2 anni fa
1 minuto di lettura
Facciamo prima a vedere chi non prende il bonus 200 euro, tutte le categorie degli esclusi
Facciamo prima a vedere chi non prende il bonus 200 euro, tutte le categorie degli esclusi

Come ormai sappiamo, qualche settimana fa è stato approvato il cosiddetto Decreto Aiuti. Si tratta di un pacchetto di nuovi aiuti economici, pensati per far fronte all’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie, causata dal conflitto in Ucraina. Una delle misure forse più importanti (sicuramente la più discussa in questi giorni) è il bonus 200 euro, un contributo una tantum che spetterà ad un’ampissima platea di beneficiari:

  • lavoratori dipendenti;
  • lavoratori autonomi;
  • pensionati;
  • percettori di reddito di cittadinanza;
  • disoccupati;
  • lavoratori autonomi stagionali;
  • lavoratori domestici (colf, badanti ecc.).

In una prima bozza del decreto aiuti, era stato previsto che il bonus 200 euro sarebbe stato pagato automaticamente ai lavoratori dipendenti, dai propri datori.


Con la versione definitiva del decreto, è stato invece previsto che i lavoratori dipendenti dovranno presentare un’autocertificazione per dichiarare di essere in possesso dei requisiti necessari per ottenere il beneficio. Ad ogni modo, esiste un caso particolare in cui il bonus in argomento non viene pagato dal datore di lavoro. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Bonus 200 euro, cos’è e a chi spetta

Il bonus 200 euro è stato istituito al fine di sostenere i cittadini a fronte dell’impennata dei prezzi e dei costi dell’energia.
Il bonus spetta ai dipendenti con uno stipendio lordo, da inizio anno, inferiore a 2.692 euro al mese; I pensionati, autonomi, stagionali e disoccupati, invece, devono avere un reddito sotto i 35 mila euro annui. Per colf e badanti, infine, non è previsto alcun limite reddituale.
Le modalità di erogazione del sussidio sono diverse in base alla categoria dei soggetti che lo percepiranno.
Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, il contributo sarà erogato direttamente nella busta paga di luglio dal proprio datore di lavoro (che poi se lo vedrà rimborsare al primo pagamento utile delle imposte). Ad ogni modo, tali lavoratori dovranno presentare un’autocertificazione per dichiarare di essere in possesso dei requisiti necessari per ottenere il beneficio.

Cosa devi sapere prima di presentare il modulo di autocertificazione?

Oltre che allo stipendio lordo inferiore a 2.692 euro al mese, la normativa prevede anche altri limiti.
Un ulteriore requisito è quello relativo all’esonero contributivo dello 0,8% nel primo quadrimestre del 2022 per almeno una mensilità.
Inoltre, l’indennità spetta una sola volta anche nel caso in cui il beneficiario sia titolare di più rapporti di lavoro.
Infine, in questi giorni è stato chiarito un altro importante aspetto: esiste un caso particolare in cui il bonus non deve essere pagato dal datore di lavoro.
Stiamo parlando del lavoratore che, al contempo, è anche titolare di un trattamento pensionistico o di reddito di cittadinanza. In quest’ultimo caso, il bonus dovrà essere erogato dall’Inps.

Quando scade il bonus 110: riepilogo per condomini, villette e altri tipi di abitazione
Articolo precedente

Superbonus. Interventi trainati e trainanti anche con soggetti diversi (Telefisco)?

reddito di cittadinanza
Articolo seguente

Recesso contratto di lavoro: si perde il reddito di cittadinanza?