Ha giustamente suscitato reazioni di sgomento e critiche la notizia del bonus 600 chiesto da 5 parlamentari (e incassato da tre di loro). Ma questa rappresenta in realtà la punta dell’iceberg. Aprendo gli occhi i numeri ci mostrano che questi 5 soggetti, per quanto biasimabili, sono purtroppo in buona compagnia. E mentre tanti contribuenti della classe medio bassa attendono ancora il pagamento del bonus 600 euro ormai da mesi, a queste persone è arrivato l’accredito.
Bonus e sussidi pubblici: 9 euro su 100 finiscono nelle mani sbagliate
Il fenomeno non è marginale e non riguarda solo l’indennità di 600 euro.
I dati arrivano dall’Ufficio parlamentare di bilancio: una su quattro delle famiglie che rientrano nel 10% delle più ricche d’Italia, ha ricevuto sussidi statali (cassa integrazione, reddito di emergenza e bonus autonomi). C’è da dire che i dati in analisi si basano sui redditi dichiarati lo scorso anno quindi non sempre sono aggiornati tenendo conto degli effetti del coronavirus. Ma è probabile che le famiglie che guadagnavano di più nel 2019, anche al netto di possibili perdite post Covid, si trovino nella stessa posizione della classifica nazionale anche quest’anno.
Ecco chi ha ricevuto il bonus 600 euro avendo reddito alto
Tutto sommato nulla di nuovo quindi, e per quanto riguarda la domanda del bonus 660 euro, più che di illegalità si tratta di un giudizio morale. Eppure quando il vaso di Pandora si scoperchia ed escono dettagli sull’identità di chi ha incassato il bonus 600 euro, la notizia fa rumore. Ma non bisogna guardare solo in Parlamento (dove tre richiedenti su cinque hanno ricevuto l’indennità). Restando nell’ambito politico sono stati segnalati casi di sindaci e amministratori comunali. In quella che è stata ribattezzata non a caso come “la lista della vergogna” ci sarebbe anche un noto presentatore televisivo. Certo a suscitare scalpore per i parlamentari rispetto ad altre categorie è lo stipendio da deputato, che di certo non rendeva indispensabile chiedere i 600 euro di bonus. Si parla tanto di tagli ai vitalizi dei parlamentari: in questo scenario sapere che ricevono sussidi e aiuti pubblici suona come una nota stonata.
Anche l’Uncem, Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani ha premesso che non si può paragonare lo stipendio di un sindaco con quello di un deputato, ma parliamo comunque di categorie che godono di redditi e privilegi di tutto rispetto. E per le città più grandi si arriva anche a 5 mila euro al mese.
La lista della vergogna ad oggi ha solo numeri e non nomi: la legge sulla privacy tutela questi furbetti del bonus che, ricordiamo, pur non facendo nulla di dichiaratamente illegale, hanno comunque percepito un’indennità messa a disposizione in questa grave situazione di emergenza pur non avendone assolutamente bisogno. E indigna che questa non curanza arrivi proprio dai politici che, per mandato, dovrebbero fare gli interessi del popolo votante.