Il 2020 è stato l’anno della pandemia e dell’emergenza. Ma anche quello di una crisi economica che ha preso alla sprovvista il governo, dimostratosi incapace di fronteggiare il problema, se non concedendo bonus a pioggia.
Si è deciso per i lockdown generalizzati durante la prima ondata del coronavirus in primavera. Non sapendo che pesci pigliare, il premier Conte sostenuto da una maggioranza variegata ha preferito stendere un velo pietoso su tutto distribuendo soldi a pioggia e indebitando lo Stato oltre ogni limite.
Distribuiti bonus a pioggia per 9 miliardi
Alla data del 7 dicembre 2020, i contributi a fondo perduto e i ristori erogati dall’Agenzia delle Entrate ammontano a più di 9 miliardi di euro. Mentre la platea dei beneficiari è rappresentata da 2,4 milioni di partite Iva.
Da questo monte complessivo di bonus a pioggia, 1,8 miliardi hanno raggiunto il settore della ristorazione (bar, ristoranti, pizzerie, ecc.). Più di 2 miliardi di euro sono stati destinati al commercio al dettaglio (supermercati, discount, farmacie, edicole ecc.), e quello all’ingrosso, più di mezzo miliardo di euro al settore dell’edilizia.
Il boom della grande distribuzione
A trarne vantaggio è stata la grande distribuzione e il commercio online. L’insegna Conad, ad esempio, ha fatto registrare una crescita a doppia cifra del fatturato rispetto all’anno scorso, sfiorando i 16 miliardi, anche per effetto dell’integrazione con i punti vendita ex Auchan.
Ma c’e’ stato il tracollo del canale ristorazione, benché raggiunto da bonus a pioggia. E poi le previsioni per il 2021 che sono drammatiche. Che cosa succederà quando finirà il blocco ai licenziamenti? Servirebbe una classe dirigente all’altezza. Come ha detto al Corriere della Sera l’a.d. di Conad, Francesco Pugliese:
“mi sembra che l’Italia ora sia una torre di Babele. Senza lavoro che Paese costruiamo? Fatto solo di mance elettorali e bonus a pioggia. Anche le misure di contenimento di questi ultimi Dpcm sono lunari.
Abbiamo problemi di ordine pubblico nei supermercati perché qualcuno a Palazzo Chigi ha pensato che nei fine settimana era necessario chiudere i reparti non alimentari. Non possiamo permettere ai clienti di acquistare detersivi, giocattoli o quaderni, ma nei negozi di vicinato sì. E non ha alcun senso perché così si moltiplicano gli assembramenti“.
Troppe norme e bonus a pioggia
Pugliese ha sottolineato la necessità di “finirla con questo ginepraio di norme tra loro diverse da comune a comune, da regione a regione. I negozi Conad hanno ormai un valore sociale. Abbiamo 500 punti vendita nei Comuni sotto 5 mila abitanti.
Si tratta di store per la grande parte in perdita ma abbiamo a cuore le nostre comunità. Abbiamo un modello cooperativo, quindi di mutuo soccorso. Se chiudessimo perderemmo posti di lavoro, quindi clienti con capacità di acquisto per fare la spesa“.
Le vendite online sono cresciute
Così, fra un Dpcm e l’altro, una misura anti assembramento e l’altra, a trarne vantaggio è stato il commercio online. Chi vende a distanza via internet non ha di questi problemi e i colossi dell’e-commerce hanno incrementato i loro fatturati.
Poi c’è Amazon che fa benissimo il suo lavoro. Ma gioca con regole diverse sullo stesso terreno di gioco. Non paga tutte le tasse dovute perché i Paesi della Ue non riescono a fare fronte comune su una battaglia decisiva. Vende i suoi prodotti sottocosto quando e come. Ma forse a Roma a qualcuno conviene così?
La grande distribuzione ha garantito il lavoro
I centri commerciali e la grande distribuzione hanno difeso meglio i posti di lavoro durante la pandemia. Conad può dare l’esempio, soprattutto dopo l’integrazione con Auchan. Dice ancora Pugliese:
“Alcuni numeri per fare chiarezza: 182 punti vendita sono diventati Conad, altri 101 li abbiamo venduti per ragioni Antitrust, per altri 18 stiamo concludendo il passaggio ad altri operatori. Eravamo partiti a maggio 2019 dichiarando 6.200 esuberi su circa 16 mila addetti ex Auchan. Sono diventati 3.100 perché gli altri li abbiamo assorbiti nella nostra rete.
Non abbiamo licenziato nessuno perché 2.500 sono andati via con la mobilità volontaria sostenuti economicamente per nuove iniziative professionali. Quaranta ex dipendenti Auchan sono stati avviati alla carriera di imprenditori Conad. Abbiamo investito 180 milioni per riadeguare le grandi superfici liberando spazio ad insegne come Oviesse ed Unieuro“.