Bonus bebè, un anno o tre? Il caos sulla durata diventa un caso politico: cosa dice la legge

Bonus bebè 2018, se la legge non è chiara: passa da tre a un anno o è l'importo che viene dimezzato? Ecco come interpretare il testo della proroga.
7 anni fa
1 minuto di lettura

Non si placa il dibattito sul bonus bebè. Anzi, dopo la conferma della proroga che avrebbe dovuto placare gli animi e far tirare un sospiro di sollievo a chi ne temeva la cancellazione, il confronto si è fatto ancora più intenso. Una norma scritta (appositamente?) in modo da ingenerare confusione sulla durata del bonus bebè fa scattare le polemiche dell’opposizione. E’ vero che il bonus bebè dopo il 2018 non durerà più tre anni ma solamente uno? Oppure, come sostiene il Pd, è l’importo che, dopo il primo anno, subirà un taglio?

A puntare il dito è Alternativa popolare di Alfano che accusa: “la commissione Bilancio ha scritto che vale fino al compimento di un anno di età del bambino, ma la legge che avevamo votato lo prevedeva per tre anni”.

Secondo il Pd la norma è chiarissima invece: il bonus bebè viene erogato per i primi tre anni di vita del bambino “ma solo il primo l’assegno sarà pieno”, questo per una questione di copertura economica. A chi dà alla luce o adotta un bambino quindi saranno riconosciuti 80 euro al mese per il primo anno, poi l’importo del bonus bebè scende a 40 euro per il secondo e il terzo anno. A subire un decremento quindi non è la durata bensì l’importo del bonus bebè. Spiega infatti il capogruppo Pd in commissione Bilancio del Senato, Giorgio Santini: “il bonus è triennale fino ai tre anni di vita del bambino” ma nel secondo e nel terzo scende a 480 euro all’anno. Anche Luciano Pizzetti, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, è concorde nel definire l’interpretazione della Legge di Bilancio sul punto fuorviante, confermando che il bonus bebè diventa strutturale avendo trovato “le coperture per il 2018 e per gli anni seguenti nel bilancio dello Stato così come risulta dall’emendamento approvato in commissione Bilancio che sarà assorbito dal maxi emendamento del governo nel pieno rispetto dei lavori e delle intese parlamentari”.

Una spiegazione che non convince del tutto l’opposizione che ha chiesto al governo di intervenire in modo da chiarire in modo ufficiale quanto disposto dalla legge Bilancio dandone un’interpretazione autentica perché, sottolinea Simona Vicari in Aula al Senato “l’accordo politico strategico sulla famiglia raggiunto in commissione e per noi rappresenta la più importante condizione per votare questa manovra”.

Quel che è certo è che in un clima di dubbi e incertezze, lasciare spazio ad una possibile interpretazione fuorviante non aiuta i neogenitori o chi sta per diventarlo. Molti utenti ci scrivono proprio perché non sanno quali sono le agevolazioni e gli incentivi alla natalità confermati e a quali condizioni. Se neppure la legge li aiuta è evidente che molti rischiano di perdere la possibilità di fare domanda per bonus che invece gli spetterebbero. E questo sarebbe inaccettabile.

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

sul tema FISCO

Articolo precedente

Offerte Optima mobile novembre 2017: formula tutto compreso da 45 euro all’anno

Articolo seguente

Bond zero coupon con rendimento 10%: IFC 2027 in lire turche