Non si placa il dibattito sul bonus bebè. Anzi, dopo la conferma della proroga che avrebbe dovuto placare gli animi e far tirare un sospiro di sollievo a chi ne temeva la cancellazione, il confronto si è fatto ancora più intenso. Una norma scritta (appositamente?) in modo da ingenerare confusione sulla durata del bonus bebè fa scattare le polemiche dell’opposizione. E’ vero che il bonus bebè dopo il 2018 non durerà più tre anni ma solamente uno? Oppure, come sostiene il Pd, è l’importo che, dopo il primo anno, subirà un taglio?
A puntare il dito è Alternativa popolare di Alfano che accusa: “la commissione Bilancio ha scritto che vale fino al compimento di un anno di età del bambino, ma la legge che avevamo votato lo prevedeva per tre anni”.
Una spiegazione che non convince del tutto l’opposizione che ha chiesto al governo di intervenire in modo da chiarire in modo ufficiale quanto disposto dalla legge Bilancio dandone un’interpretazione autentica perché, sottolinea Simona Vicari in Aula al Senato “l’accordo politico strategico sulla famiglia raggiunto in commissione e per noi rappresenta la più importante condizione per votare questa manovra”.
Quel che è certo è che in un clima di dubbi e incertezze, lasciare spazio ad una possibile interpretazione fuorviante non aiuta i neogenitori o chi sta per diventarlo. Molti utenti ci scrivono proprio perché non sanno quali sono le agevolazioni e gli incentivi alla natalità confermati e a quali condizioni. Se neppure la legge li aiuta è evidente che molti rischiano di perdere la possibilità di fare domanda per bonus che invece gli spetterebbero. E questo sarebbe inaccettabile.