Il 30 giugno 2022, gli esercenti attività commerciali e i professionisti dovranno rinunciare al cosiddetto bonus pos al 100 per cento. Si tratta, sostanzialmente, di un credito d’imposta (pari al 100 per cento appunto) per le commissioni addebitate sui pagamenti elettronici (bancomat, carte di credito, prepagate, app di pagamento ecc.).
Il bonus non sarà eliminato del tutto, ma il suo importo sarà ridotto sensibilmente. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Bonus Pos, cos’è e a chi spetta?
Il decreto-legge n. 99 del 30 giugno 2021 (lo stesso che ha sospeso il bonus cashback) ha previsto l’aumento della percentuale di rimborso delle commissioni generate dai pagamenti tramite pos.
In particolare, è stato modificato l’articolo 22 del decreto-legge n. 124/2019, che ha rafforzato il contributo già esistente (misura introdotta dal precedente governo Conte), che passa dal 30 per cento al 100 per cento.
Si tratta, sostanzialmente, di un credito d’imposta a favore degli esercenti e dei professionisti per le commissioni addebitate per i pagamenti elettronici.
Il bonus si applica soltanto alle cessioni di beni o prestazioni di servizi nei confronti di consumatori finali.
Tuttavia, tale aumento è stato previsto soltanto per un periodo ben definito, ossia fino al 30 giugno 2022. Data a partire dalla quale, il bonus pos ritornerà al 30 per cento.
Tale riduzione interviene esattamente in concomitanza con l’introduzione di un’altra novità riguardante i pagamenti tramite pos. Stiamo parlando dell’introduzione del nuovo meccanismo sanzionatorio contro chi non accetta tale tipologia di pagamento.
A quanto ammontano le sanzioni?
Con il decreto legge n. 36 (il cosiddetto decreto Pnrr due”) viene finalmente istituito il meccanismo sanzionatorio contro chi si rifiuta di accettare pagamenti tramite pos. Questa norma diventerà operativa proprio a partire dal 30 giugno.
La sanzione sarà così composta:
- 30 euro in misura fissa;
- 4 per cento del valore della transazione rifiutata dall’esercente.
Per fare un esempio, l’esercente che rifiuta una transazione da 100 euro, rischia una sanzione pari a 34 euro: 30 euro, più il 4 per cento di 100 euro.
Tale obbligo, lo ricordiamo ancora una volta, non si applicherà soltanto agli esercenti attività commerciali, ma a tutti coloro che vendono un bene o un servizio al pubblico; compresi, ovviamente, anche i tassisti e i liberi professionisti (commercialisti, avvocati, architetti ecc.).