L’aumento dello stipendio potrebbe essere causa della perdita (in busta paga) del c.d. bonus Renzi, che oggi è più giusto chiamare trattamento integrativo. Parliamo del bonus IRPEF di 100 euro, su cui la legge di bilancio 2022 ha portato delle modifiche.
L’ex bonus Renzi nel 2020 e 2021
Il bonus Renzi come introdotto era di 80 euro mensili. Successivamente, a decorrere dal 1° luglio 2020 è passato a 100 euro mensili. Spettante ai lavoratori dipendenti in possesso di un reddito complessivo fino a 28.000 euro, tale trattamento integrativo è stato pari, quindi, a:
- 600 euro annui, per il 2020 (100 euro mensili, da luglio a dicembre)
- 1.200 euro annui, per il 2021 (100 euro mensili, da gennaio a dicembre).
Il lavoratore lo ha percepito direttamente in busta paga.
Come cambia il beneficio nel 2022: quali conseguenze per i lavoratori
L’ex bonus Renzi (oggi “trattamento integrativo) continua ad essere in vita anche per il 2022. Tuttavia, la manovra di bilancio 2022, stabilisce che il bonus IRPEF 100 euro resta “invariato” esclusivamente per i contribuenti con reddito complessivo non eccedente i 15.000 euro.
Si tratta di un limite reddituale ben al di sotto dei precedenti 28.000 euro e che taglia fuori una bella fetta di lavoratori. Si pensi anche ad un dipendente che fino al 2021 percepiva 14.000 euro di stipendio annuo e che nel 2022 ottiene un aumento a 20.000 euro. Questi, in base alla nuova disciplina subirà una perdita sull’ex bonus Renzi.
Ad ogni modo, il trattamento integrativo in commento c’è ancora anche per coloro che hanno un reddito complessivo compreso tra 15.000 e 28.000 euro. In questo caso il beneficio compete, solo se le detrazioni fiscali trovano capienza nell’IRPEF lorda. In tale circostanza l’ex bonus Renzi è riconosciuto per un ammontare, comunque, non superiore a 1.200 euro annui, determinato in misura pari alla differenza tra la somma delle detrazioni ivi elencate e l’imposta lorda.
Il consiglio al lavoratore: come comportarsi per l’ex bonus Renzi
Si tenga presente che il bonus, come per il 2020 e 2021, è applicato in automatico, laddove ne sussistono i requisiti, dal datore di lavoro in busta paga. E’ il lavoratore a dover comunicare all’azienda che non vuole avere il beneficio (se spettante, potrà poi recuperarlo in sede di dichiarazione redditi).
Laddove il lavoratore sa di raggiungere nell’anno d’imposta un reddito complessivo abbastanza elevato, il consiglio è quello di chiedere al datore di lavoro la non erogazione del bonus. In questo modo, infatti, si evita il rischio di doverlo poi restituire al fisco in dichiarazione redditi in quanto non è stato rispettato il requisito reddituale richiesto. Se, invece, se ne aveva diritto, come detto, questo potrà essere recuperato in dichiarazione stessa.
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