L’elezione del nuovo presidente era avvenuta pochi giorni fa e dopo oltre due anni di stallo in Parlamento. E il capo dello stato Joseph Aoun non ha voluto perdere tempo. Ha annunciato che nominerà Nawaf Salam, attuale capo della Corte di Giustizia Internazionale, come nuovo premier. E i bond del Libano corrono sul mercato secondario, festeggiando così la fine di una lunghissima e devastante impasse politica. I parlamentari che sosterranno la nomina saranno 84 su 128. Tra loro non compaiono gli esponenti di Hezbollah e del gruppo sciita Movimento Amal.
Prezzi ai massimi dal default
La svolta è stata resa possibile per effetto dell’indebolimento di Hezbollah, gruppo paramilitare filo-iraniano e decimato dai raid israeliani nel Paese dei cedri. I suoi esponenti fanno sapere che non sosterranno la nomina di Salam e si mostrano delusi dopo “avere teso la mano e sentendosela tagliata”. L’elezione di Aoun era avvenuta proprio grazie a un compromesso tra forze sunnite, minoranza cristiana maronita e sciiti.
I prezzi dei bond in Libano sono saliti in molti casi ai massimi dal default di cinque anni fa. Viaggiano tutti in area 15 centesimi, cioè si acquistano per meno di un sesto del loro valore nominale. Valutazioni così basse sono ordinarie per titoli di stato i cui pagamenti sono stati sospesi e che attendono di essere oggetto di un accordo di ristrutturazione tra creditori e governo. Un esito positivo non è vicino, anche perché le condizioni finanziarie sono disastrose. Tuttavia, avere un governo in carica nel pieno dei poteri e un capo dello stato dopo anni è già qualcosa.
Bond Libano, c’è anche effetto Trump
La speranza è che le due nomine, entrambe si suppone gradite agli Stati Uniti e all’Arabia Saudita, possano accelerare i tempi per ricevere i primi aiuti dal Fondo Monetario Internazionale. A sua volta, questo passo implicherebbe la necessità di trovare un accordo sui bond del Libano in default dopo anni di inerzia istituzionale.