E’ ripresa l’attività di riscossione dopo lunga sospensione a causa del Covid. Molti contribuenti si sono trovati impreparati e faticano a pagare, anche perché la crisi è tutt’altro che superata.
Alle difficoltà dovute alla pandemia si aggiungono adesso anche i rincari delle spese e bollette energetiche. E i più in difficoltà sono, come al solito, gli anziani che campano prevalentemente di sola pensione.
Boom di pignoramenti delle pensioni
Le agenzie di riscossione hanno quindi ripreso le procedure per recuperare i crediti.
Come noto, la pensione, al pari dello stipendio è un titolo di credito aggredibile. In caso di pignoramento, però, il legislatore ha stabilito un limite di rendita al di sotto del quale non si può andare a colpire.
Tale limite è fissato nella misura di 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale che viene aggiornato di anno in anno. Questa soglia è ritenuta il “minimo vitale” al di sotto del quale non è possibile privare il debitore dei mezzi minimi di sostentamento. A oggi l’importo dell’assegno sociale è pari a 468,10 euro per cui il limite di pensione non aggredibile è 702,15 euro.
Pignoramento della rendita e limite vitale
Pertanto, il pensionato moroso non può essere privato di somme di denaro al di sotto di tale soglia. E chi percepisce una rendita pari o inferiore a 1,5 volte il trattamento minimo è quindi posto automaticamente al riparo dai creditori.
Diversamente, potrà essere pignorata la parte eccedente sempre nella misura di un quinto dell’assegno . Pertanto, se un pensionato percepisce una pensione di 1.200 euro mensili, possono essere colpiti solo 497,85 euro al mese nella misura di un quinto.
La pensione può essere pignorata anche da diversi creditori, sempre nella misura di un quinto e sempre nel rispetto del limite vitale non pignorabile.
Sono escluse dal pignoramento le pensioni sociali, quelle di invalidità e l’assegno di accompagnamento.