Boom pensioni di vecchiaia nel 2020, trend in crescita

Le pensioni di vecchiaia sono aumentate del 7,4% rispetto all’anno prima. I dati Inps evidenziano un trend è in crescita.
4 anni fa
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Pensione lavori usuranti

Aumentano le pensioni di vecchiaia. Nel 2020 le persone che hanno lasciato il lavoro con i requisiti previsti dalla riforma Fornero sono stati 55 mila in più. Tradotto in termini percentuali si tratta del 7,4% in più rispetto al 2019.

Il totale delle pensioni con decorrenza nel 2020 è di 795.730, a fronte di 740.486 decorrenti nel 2019. Lo rende noto l’Inps, precisando che questo valore comprende le pensioni di vecchiaia, le pensioni anticipate, quelle di invalidità e quelle ai superstiti.

Pensioni in aumento del 7,4%

Nel dettaglio nel 2020 si registra un incremento delle pensioni di vecchiaia rispetto al 2019 (255.813 contro 156.995), mentre diminuiscono quelle anticipate (277.544 nel 2020, 299.770 nel 2019).

Ad aumentare sono soprattutto le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti del settore privato, segmento che registra un incremento dell’86%, mentre le altre gestioni hanno avuto incrementi più modesti.

Tale incremento – spiega l’Inps – è riconducibile all’aumento dei requisiti anagrafici nel 2019 (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni), che invece sono rimasti immutati nel 2020. Per lo stesso motivo, anche gli assegni sociali rispecchiano lo stesso andamento (68.273 nel 2020, 39.020 nel 2019).

Pensione di vecchiaia requisiti

Il trend delle pensioni di vecchiaia è destinato a crescere nei prossimi anni. Da un lato per causa dell’invecchiamento della popolazione italiana. Dall’altro per via delle precedenti riforme delle pensioni che hanno spostato in là nel tempo la fuoriuscita delle persone dal mondo del lavoro.

Ma quali sono i requisiti attualmente previsti dalla legge per accedere alla pensione di vecchiaia?

Ad eccezione delle pensioni di invalidità, per ottenere alla pensione di vecchiaia occorre possedere due requisiti fondamentali: uno contributivo e uno anagrafico. Quello contributivo prevede il possesso di almeno 20 anni di contributi utili al diritto di pensionamento.

Il requisito anagrafico, invece, è cambiato con l’introduzione della legge n. 201 del 2011 (Riforma Fornero). Questa ha inasprito in generale i requisiti di accesso anagrafici fissandoli a 66 anni di età per gli uomini (dipendenti ed autonomi) e per le lavoratrici del pubblico impiego.

A 62 anni per le lavoratrici dipendenti del settore privato e a 63 anni e 6 mesi per le autonome e la parasubordinate.

Non solo, la riforma prevede un innalzamento graduale dei requisiti anagrafici in base alle aspettative di vita della popolazione in Italia. Fino alla fine del 2022 è previsto che il requisito anagrafico sia pari a 67 anni per tutti. Fanno eccezione i lavoratori addetti a mansioni gravose o usuranti per i quali l’età è di 66 anni e 7 mesi.

La pensione anticipata

In alternativa, sempre secondo quanto previsto dalla riforma Fornero, è possibile accedere alla pensione anticipata indipendentemente dall’età. Il requisito da dover rispettare, però, è quello di aver maturato una contribuzione tale da permettere l’uscita dal lavoro qualche anno prima, a patto che la carriera lavorativa sia iniziata presto. Occorre quindi avere una anzianità contributiva pari a

  • 42 e 10 mesi per gli uomini
  • 41 anni e 10 mesi per le donne

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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