Il turismo italiano va a gonfie vele e da tempo sta consentendo all’economia domestica di continuare a crescere anche in assenza di una ripresa del manifatturiero. Il dato più interessante riguarda essenzialmente i turisti americani. Lo scorso anno, il primo senza alcuna restrizione anti-Covid, il loro numero nel nostro Paese è esploso del 35%, passando da 2,9 a 4,1 milioni. Non è l’unico dato molto positivo. I cittadini che arrivano dagli Stati Uniti sono anche coloro che spendono di più in Italia, per una media di 184,7 euro a notte.
Made in Italy a gonfie vele grazie agli Usa
Questi numeri ci portano a stimare che i turisti americani in Italia abbiano speso complessivamente più di 8 miliardi, circa lo 0,4% del nostro Pil. Sarà che la Dolce Vita sia rimasta nell’immaginario degli States come fonte di attrazione. Sarà anche che c’è voglia di Italia nel mondo, all’interno di una tendenza che vede sempre più persone spostarsi per visitare luoghi nuovi anche a lunghissima distanza. Il turismo, tuttavia, non è un fenomeno isolato. Se le esportazioni italiane ormai strutturalmente vanno bene, lo si deve in gran parte proprio agli Stati Uniti. Questo è il mercato dove maturiamo la metà del nostro attivo commerciale complessivo.
Confronto Italia-Usa dal 1992
Fin qui è la parte positiva della storia. Farà senz’altro piacere sapere che i turisti americani siano primi per presenze a Portofino (41%), Forte dei Marmi (32%) e Capri (31%). Quando si approfondiscono i dati, però, si capisce che dovremmo porci qualche domanda. Nel 1992, cioè l’anno in cui iniziò la caduta della famosa Prima Repubblica, il Pil pro-capite italiano era pari a circa 23.240 dollari Usa contro i 25.420 degli Stati Uniti. In pratica, un cittadino americano era mediamente più ricco di un italiano di appena il 9%. L’anno scorso, a fronte dei nostri 35.000 dollari, negli Usa si arrivava a 77.000 dollari.
La presenza massiccia di turisti americani nel Bel Paese non si deve soltanto a sole, cuore e amore. C’è alla base un forte impoverimento della nostra economia, che la rende una meta incredibilmente “cheap” per molti stranieri. A questo aggiungiamo il fattore cambio. Nell’estate del 1992 un dollaro scambiava contro circa 1.100 lire italiane. Dato il tasso di conversione in euro nel 1999, sarebbe come se allora avessimo un cambio in area 1,75. Oggi, invece, il cambio euro-dollaro è a 1,0850. Per un americano significa +60% da inizi anni Novanta.
Boom di turisti americani segnale di declino italiano
Il tracollo degli standard di vita di noi italiani stimola l’arrivo di turisti americani. I prezzi nelle località di grido da Nord a Sud saranno pure diventati proibitivi per noi locali, mentre per chi arriva dagli Stati Uniti restano abbordabilissimi. E tutto questo ci fa capire cosa sia accaduto negli ultimi trenta anni. Un collasso socio-economico che ha scarsi precedenti nella storia moderna per un Paese delle nostre dimensioni. L’inversione di tendenza stenta ad arrivare. Saremo una meta sempre più ambita per i turisti di mezzo mondo, anche se i nostri redditi faticheranno ad essere considerati da economia ricca.