L’idea che per guadagnare tanto bisogna mettere piede fuori dall’Italia non è sempre valida. Vi basti pensare che in media i titoli quotati alla Borsa Italiana hanno offerto guadagni superiori a quelli dell’indice S&P 500 negli ultimi 5 anni. E questo resta confermato anche dopo avere tenuto conto delle variazioni del cambio euro-dollaro. L’indice FTSE MIB ha messo a segno una performance brillante del +160%, pari a un rendimento lordo annuale del 21% e avvicinandosi alla soglia dei 40.000 punti, cioè ai massimi dal 2007. Se aveste investito nell’apposito ETF di Amundi (ISIN: FR0010010827), riportereste oggi un guadagno del 165%. E non stiamo considerando i dividendi staccati nel frattempo dalle società.
Top 10 per FTSE MIB in 5 anni
E pensate che ci sono stati titoli alla Borsa Italiana, che hanno esibito una performance di gran lunga migliore rispetto alla media del listino principale. Ecco quali sono stati negli ultimi 5 anni (tra parentesi i guadagni annualizzati):
- Leonardo: +907% (58,7%)
- Banco BPM: +715% (52,1%)
- Unicredit: +581% (46,8%)
- Unipol: +550% (40,7%)
- Brunello Cucinelli: +328,6% (33,8%)
- Prysmian +293% (31,5%)
- Buzzi Unicem: +273% (30,1%)
- Tenaris: +243% (28%)
- Mediolanum +239% (27,7%)
- Ferrari: +216% (25,9%)
Boom azioni difesa e bancari
Il boom delle azioni Leonardo è strettamente legato allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina nel febbraio del 2022. Da allora il titolo è letteralmente decollato sulla previsione del mercato di maggiori investimenti pubblici dei governi europei nel settore difesa. Un ragionamento che si sta rivelando corretto, come dimostra la corsa al riarmo in Europa già in corso.
Sbalorditivo è stato l’andamento del settore finanziario, che ha un grosso peso tra i titoli quotati alla Borsa Italiana. Grazie al rialzo dei tassi di interesse e dopo anni di tassi negativi, le banche hanno incrementato i loro margini di profitto.
Riescono oggi a ricavare molto più valore dai prestiti erogati a famiglie e imprese. I loro bilanci in Italia non sono mai stati così brillanti come negli ultimissimi esercizi. Ciò spiega la riapertura del risiko bancario dopo anni di apparente sonnolenza nel settore.
Dunque, se aveste investito ad inizio Covid nei suddetti titoli di Borsa Italiana, oggi avreste un portafoglio azionario dal valore finanche decuplicato. In pochi ci avrebbero scommesso. Quando l’Italia annunciò il primo “lockdown” di tutto l’Occidente nel marzo del 2020, Piazza Affari crollò. La seduta del 12 marzo sarebbe stata ricordata quale peggiore nella storia d’Europa. La battuta del governatore della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, secondo cui “non siamo qui a chiudere gli spread“, provocò un’ondata di vendite in poche ore che non si era e non si sarebbe ad oggi più vista. Milano perse il 17%, in linea con le altre principali piazze del continente.
Titoli Borsa Italiana repressi da bassa crescita Pil
Ma i titoli quotati alla Borsa Italiana hanno acquisito maggiore rispetto nel tempo. Il 2023 vedeva Piazza Affari trionfare nel mondo, dietro solo al NASDAQ. La ritrovata stabilità politica e la fiducia riposta dai mercati nel governo di Giorgia Meloni hanno contribuito a rinvigorire gli indici milanesi. Ciò non toglie che restino relativamente poche le società quotate e che si parli più di delisting che di IPO, rendendo il nostro mercato azionario relativamente marginale nel confronto internazionale.
Ad ogni modo, chi vi ha scommesso contro i pregiudizi, può oggi considerarsi molto soddisfatto. A dispetto del pessimismo, i numeri parlano da sé.
La capitalizzazione complessiva risulterebbe salita in area 935 miliardi di euro, ammontando al 42,6% del Pil nominale stimato a fine 2024. Per quanto la cifra in sé possa sembrare alta, equivale a meno dello 0,80% della capitalizzazione globale. E’ evidente come i titoli di Borsa Italiana siano sotto-pesati, come dimostrano anche i bassi multipli rispetto alle altre borse. Ci sarebbero ulteriori margini di crescita, anche se limitati dalla scarsa crescita cronica dell’economia italiana.