Parafrasando un celeberrimo brano di Righeira di quasi 40 anni fa e che si addice a questo periodo, “la pacchia sta finendo”. Per chi? Per il popolo dei risparmiatori. Il segnale – a dire il vero, non il primo – è arrivato dall’asta di venerdì del Tesoro per l’emissione del Bot annuale. Sono stati raccolti 7,5 miliardi di euro, a fronte dei quali gli ordini degli investitori sono stati per 11,4 miliardi. Il rapporto di copertura è salito da 1,37 di luglio a 1,52. Grazie alle elevate richieste, il prezzo di aggiudicazione è stato fissato a 96,941 centesimi e il rendimento lordo esitato è crollato al 3,112%.
Rendimenti in calo, attesa per taglio tassi BCE
L’alta domanda, c’è da dire, è stata trainata da un Bot annuale in scadenza per 10 miliardi. In pratica, è bastato che la gran parte degli obbligazionisti rinnovasse l’investimento per garantire una domanda più che sufficiente. Ad ogni modo, il trend è stato chiaro: i rendimenti a breve stanno cedendo sull’atteso taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Già a giugno l’istituto aveva tagliato il costo del denaro dello 0,25%. Dovrebbe annunciare il bis a settembre.
Il calo dei rendimenti è una buona notizia per il Tesoro, non certo per chi investe. Ad esempio, sui 7,5 miliardi raccolti questa settimana con il Bot annuale il risparmio in favore dello stato sfiora i 28 milioni lordi in termini di minore spesa per interessi. Chiaramente, trattasi di minori guadagni per i detentori dei capitali. Questa tendenza si consoliderà nei prossimi mesi, man mano che i tassi BCE scenderanno sul serio e probabilmente anche più di quanto non facciano intravedere le previsioni dello stesso mercato.
Bot annuale ancora appetibile
D’altra parte, fino a un paio di anni fa le aste per l’emissione del Bot annuale neanche le prendevamo in considerazione.