Botta e risposta sull’evasione fiscale: la verità sulle attività abusive

Come avviene e quali misure vengono adottate per contrastare effettivamente il fenomeno dell’evasione fiscale? Scopriamolo nel corso di questa intervista.
2 anni fa
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Evasione Fiscale
Commerciante e-commerce

Nonostante i buoni propositi della prossima Riforma Fiscale voluta dal Governo Meloni, l’evasione fiscale in Italia non si arresta. L’ultimo rapporto del Ministero delle Finanze contiene le stime dei livelli di evasione ancora esistenti in Italia per i principali tributi.

Secondo il report, nel corso del triennio 2020 – 2022, sono stati eseguiti oltre 8,4 miliardi di azioni di recupero di falsi crediti fiscali e di base imponibile per oltre 3,8 miliardi, di cui una parte consistente a scopo preventivo.

Ma nella realtà come avviene e quali misure vengono adottate per contrastare effettivamente il fenomeno dell’evasione fiscale?

Abbiamo fatto chiarezza, confrontando i dati a disposizione con la testimonianza di un proprietario e gestore di e-commerce online di Massimiliano Rossi che ci ha raccontato la triste verità del suo settore pieno di abusivismo.

Irpef è la tassa più evase

L’evasione fiscale riguarda, in particolare, il mancato pagamento dell’IVA intracomunitaria o le false dichiarazioni IRPEF. Le imposte non pagate sono aumentate del 60% con una perdita di gettito di 32 miliardi di euro tra 2018 e 2020, secondo l’ultima rilevazione disponibile, riportata negli allegati della NADEF 2022. Anche l’evasione dell’IRES è in leggero aumento con una percentuale pari al 23,7 %.

Tra le tipologie di evasione fiscale più comune abbiamo le seguenti:

  • indebite compensazioni di crediti inesistenti intercettati e bloccati, prima della “monetizzazione”;
  • illeciti relativi ai bonus edilizi e frodi collegate alle cessioni di crediti agevolativi: nell’ambito di tale attività per un importo pari a circa 5,4 miliardi di crediti inesistenti, transitati dalla piattaforma “Cessione Crediti”, di cui circa 3,4 miliardi bloccati prima della “monetizzazione”;
  • le errate dichiarazioni sul fatturato e/o sui costi delle unità produttive;
  • le attività che incassano in nero, o non dichiarate, tramite marketplace secondari come Ebay ed Etsy che vanno a costituire il così detto sommerso economico.

Evasori fiscali online

Massimiliano Rossi gestisce un e-commerce e spiega: “Avere un negozio e pagare tutte le tasse, con i proventi del proprio lavoro onesto in Italia, è molto complicato.

Anzitutto, per via dell’eccessivo abusivismo commerciale. Lavoro in un settore di nicchia con pochi negozi in regola: su 100 attività, solo 5 sono in regola con il Fisco. Tutte le altre sono negozi abusivi, spesso organizzati in gruppi Facebook, negozi Etsy e veri e propri siti internet senza partita iva.

Ma non finisce qui”.

Attività commerciali online abusive

“Molti abusivi  non pagano le tasse e vendono prodotti a prezzi molto più bassi della media. La loro concorrenza è sempre più agguerrita e capillare oltre che sleale.

Un libero professionista onesto cerca di fare dei prezzi corretti che consentano ai clienti di non svenarsi ma anche alla propria attività di non rimetterci, in base alla tassazione.

Basterebbe fare un giro su Esty e soprattutto Facebook e fare i dovuti controlli: è semplice risalire nel 2023 ad un negozio abusivo, non ci vuole una grossa ricerca. Se proprio non si vuole fare ricerche, permettere di fare delle segnalazioni anonime o comunque protette in modo tale che lo Stato ne venga a conoscenza ma chi è stato segnalato no”

Burocrazia bizantina

Sicuramente la burocrazia bizantina non aiuta: “A livello fiscale non vedo molti ostacoli per le forfettarie: l’unica cosa è che è talmente burocratizzata la questione che ogni mese dovrei prendermi un giorno libero solo per compilare carte e per occuparmi della questione fiscale e vero che hanno informatizzato tutto, ma è anche vero che questa informatizzazione non è altro che portare la lunghezza della burocrazia online, e serve comunque del tempo per farla.  Non dico che deve essere nulla, ma almeno un po’ più veloce?”

Evasione fiscale e Flat tax

Una misura che sembra aver favorito l’evasione, secondo gli studi del MEF, è l’introduzione della flat tax e la relativa aliquota base al 15% (5 % per i primi 5 anni di attività) per la tassazione del fatturato con l’esenzione da IRAP e IVA destinata alle partite IVA che fatturano oltre 65 mila euro annui.

Tale riforma può aver contribuito a far emergere dei redditi per la generosità dell’agevolazione rispetto al sistema di tassazione ordinario. In aggiunta, può anche aver incentivato il fenomeno dei falsi minimi, di coloro che per rientrare nel regime forfettario dichiarano fatturati inferiori a quelli reali quando questi eccedono la soglia dei 65 mila euro.

La distribuzione dei ricavi e dei compensi dichiarati dai contribuenti italiani intorno alla soglia dei 65 mila euro, secondo la ricerca del MEF, si riduce in modo anomalo subito dopo la soglia dei 65 mila euro, riduzione che si riscontra solo dopo l’introduzione della flat tax nel 2019 e non negli anni precedenti.

Non basta però a spiegare il fenomeno dato che questo risultato può dipendere da due spiegazioni alternative: la prima è un contenimento dell’attività produttiva per evitare di superare la soglia, la seconda è una sotto-dichiarazione dei ricavi.

Le misure per controllare l’evasione fiscale

Le misure di contrasto all’evasione si sono moltiplicate tra il 2015 ad oggi. Tra le più importanti ricordiamo:

  • lo split payment, il versamento dell’IVA allo Stato effettuato direttamente dal cliente;
  • la fatturazione elettronica;
  • i controlli a campione volti sull’apertura delle nuove partite IVA effettuati dalla Guardia di Finanza o dagli Agenti dell’Agenzia delle Entrate;
  • le spese detraibili mediante versamento bancario o postale ovvero sistemi di pagamento tracciabili;

Tuttavia, la realtà è ben diversa: “Praticamente non esistono controlli mirati e quando li fanno li fanno, sono a campione. Spesso e volentieri, i liberi professionisti controllati non commettono reali illeciti. E sono multati lo stesso, per vizi di forma incomprensibili. Come dire, tanto la multa a qualcuno la hanno fatta no? Le imprese sono maggiormente soggette a controlli mentre i privati, di rado. Spesso i veri evasori totali si trovano proprio là.

Le persone abusive si comportano come se avessero un’impresa in regola convinti che “tanto nessuno farà mai nulla”. Continuano imperterriti nella loro attività andando a violare anche altre leggi, come ad esempio la GDPR, i giochi a premi, il codice del consumo.

Perché nel mio caso non posso segnalare ad esempio 95 negozi abusivi e poi rischiare di prendermi 95 procedimenti perché ho fatto il mio lavoro, la legge su questo punto è fatta malissimo, ma del resto non so perché nessuno fa controlli” conclude Rossi.

Guardia di Finanza e Agenti di riscossione

I controlli a campione sono effettuati sulle nuove attività aperte, in particolare le partite IVA forfettarie. Prevedono la presentazione di scritture contabili delle imprese commerciali, delle società e degli enti equiparati nonché degli esercenti arti e professioni per dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività e l’assenza dei profili a rischio evasione.

Questo controllo dovrebbe far emergere la base imponibile e potenziare il contrasto all’evasione fiscale, come previsto dagli articoli 14 e 19 del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 600.

Se il professionista o l’imprenditore non risponde all’appello oppure, in caso di controlli si arriva a esito negativo dei riscontri operati sui documenti eventualmente esibiti, l’ufficio emana provvedimento di cessazione della partita IVA.

Potenziamento delle tecnologie di controllo

Per contrastare l’evasione, la Legge di Bilancio 2020 ha previsto che l’Agenzia delle entrate e la Guardia di Finanza possano utilizzare tecnologie, elaborazioni e interconnessioni con le altre banche dati in loro possesso, allo scopo di individuare criteri di rischio e incentivare l’adempimento spontaneo. Tutto questo, nel rispetto della privacy dei cittadini.

In attuazione di tali norme, è stato successivamente pubblicato il D.M. 28 giugno 2022 che dà attuazione alle misure in materia di analisi del rischio prospettate dalla Relazione per orientare le azioni del Governo volte a ridurre l’evasione fiscale da omessa fatturazione pubblicata il 20 dicembre 2021, in attuazione del traguardo M1C1-101 del PNRR.

L’Agenzia delle Entrate con la Circolare 21/E del 20 giugno 2022, sempre in linea con le nuove norme introdotte, chiarisce che l’analisi del rischio di evasione è potenziata mediante l’elaborazione di nuove liste selettive per l’attività di controllo che saranno rese disponibili mediante l’applicativo Ve.R.A.

Attendiamo ulteriori sviluppi o cambiamenti, in seguito all’attuazione della Legge Delega della prossima Riforma Fiscale come si può approfondire in questo articolo.

Limite alla circolazione del contante

Il decreto-legge 228 del 2021 (art.3) ha modificato il regime di utilizzo del contante, per contrastare l’evasione. Come sappiamo, a decorrere dal 1°gennaio 2023, è possibile prelevare dal proprio conto corrente da 1.000 a 5.000 euro (comma 384 della Legge di bilancio 2023) in apparente contrasto rispetto a quanto deciso in precedenza.

Coinvolgimento degli enti territoriali

La legge prevede un maggiorcoinvolgimento degli enti territoriali (Comuni, Regioni…) nell’attività di accertamento e riscossione al fine di rafforzare gli strumenti della lotta all’evasione fiscale.

Cedolare secca: meno evasione fiscale sugli affiti

Ultimo aspetto da considerare, individuato dal report del MEF, è quello legato alla riduzione del tax gap relativa agli affitti. Ricordiamo che la cedolare secca, introdotta nel 2011, è pari al 21% e il 10% per i canoni concordati dal 2015. Ha contributo a ridurre l’evasione fiscale sugli affitti del 62% e ha permesso allo Stato di recuperare 788 milioni di euro annui.

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