Mercati sfiduciati, ma guardano con speranza all’impeachment
Non sarà facile convincere gli investitori di tornare a puntare sul Brasile, anche se in attesa dell’impeachment, il picco della sfiducia sembra essere stato superato. Quest’oggi, però, essendo entrati nella settimana decisiva per la politica brasiliana, i mercati appaiono in fibrillazione. La Borsa di San Paolo perde intorno all’1,75%, mentre il real si deprezza contro il dollaro dello 0,63%, salendo a un cambio di 3,5266. E i rendimenti sovrani sono in lieve risalita al 12,77% per la scadenza decennale (+12 bp) e per al 12,89% per quella biennale (+6,5 bp). Il bilancio del 2016 ad oggi resta, in ogni caso positivo: dall’inizio dell’anno, l’indice Ibovespa ha guadagnato oltre il 17%, mentre il real si è rafforzato dell’11% e i rendimenti a 2 anni sono diminuiti di 364 bp, quelli a 10 anni di 375 bp.
Inflazione Brasile tiene tassi elevati
Chiunque arrivi alla guida della banca centrale si troverà nella difficile situazione di dovere fare fronte alla più grave recessione economica da oltre un secolo e allo stesso tempo di dovere rallentare il tasso d’inflazione, che in aprile è tornato ad accelerare su base mensile, anche se nei 12 mesi si è avuta una decelerazione al 9,3%.
La stretta monetaria non potrà essere accantonata, ma semmai appena limata, anche perché il cambio ha perso più del 37% negli ultimi due anni, di fatto alimentando la crescita dei prezzi interni e rendendo necessari aumenti costanti dei tassi, saliti all’attuale 14,25%. Gli analisti si attendono, però, che nell’ultima parte dell’anno, la banca centrale inizi a tagliare il Selic, in modo da sostenere l’economia, approfittando di questa finestra di fiducia apparente.