Brexit, cosa cambia per chi acquista su e-commerce inglesi dall’Italia

Cosa cambia per gli acquisti online con la Brexit?
di
4 anni fa
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Patente Brexit

La Brexit è realtà. Dopo un anno e più di trattative, dal 2021 il Regno Unito è fuori dall’Unione Europea. E se la fila infinita di tir davanti all’Eurotunnel di fine dicembre, insieme alla desolante supermercato vuoto, non sono due immagini per così dire edificanti, un altro punto interrogativo gigantesco è costituito dalle conseguenze relative allo shopping online. Se lo chiedono i commercianti inglesi, e se lo chiedono anche gli italiani, o almeno quelli che erano soliti acquistare su e-commerce inglesi dall’Italia.

In questo articolo cercheremo di spiegare in maniera chiara cosa cambia di fatto dopo la Brexit per lo shopping online.

La Brexit reintroduce la dogana, non sempre però

Dal 1° gennaio 2021 il Regno Unito va equiparato agli Stati Uniti o alla Cina. O meglio, i siti e-commerce inglesi debbono considerarsi come tutti gli altri e-commerce americani o cinesi. Dunque sì, si pagherà la dogana, ma non sempre. Ciò che è importante sapere è che i dazi verranno applicati esclusivamente su ordini superiori alla somma di 135 sterline, vale a dire 147 euro. Nel caso invece l’acquisto comporti una spesa minore, il pacco sarà sì sempre controllato dalle autorità della dogana, ma non subirà un rincaro di prezzo.

I tempi di consegna si allungano

Al netto della dogana, il problema più grande da affrontare avrà per oggetto i tempi di consegna. Rispetto a quello che succedeva prima, quando in genere entro una settimana il pacco spedito dal Regno Unito arrivava al proprio domicilio, da quest’anno le cose saranno molto diverse. I tempi sono destinati ad allungarsi, e potrebbe volerci ben più della classica settimana di attesa prima di ricevere il proprio ordine a casa.

E non è tutto, perché rimane aperta anche la questione dei resi. Nell’eventualità venga richiesto un reso, il pacco che ritorna nel Regno Unito potrebbe di nuovo essere soggetto al pagamento della dogana una seconda volta.

Insomma, non proprio un affare.

Vedi anche: Brexit, le nuove regole dal 1° gennaio per lavorare e studiare a Londra

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