Lo spauracchio di una Brexit “dura” prende sempre più corpo, e così gli analisti cominciano a tratteggiare quelli che saranno gli scenari in caso di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza accordo (no deal). Tra questi, un occhio di riguardo va al settore dell’e-commerce, considerando come il mercato online britannico sia per numero di vendite il terzo più importante a livello europeo. Nell’eventualità che la nazione inglese scelga di uscire dall’Ue sbattendo la porta in faccia, gli scambi commerciali verranno disciplinati tramite i termini dell’Organizzazione mondiale del commercio, il che significa forti ripercussioni su dazi, ritardi e gestione dei resi.
Spedizioni oltre frontiera
Come anticipato nell’introduzione, le spedizioni per i prodotti acquistati online dal Regno Unito saranno soggetti a dazi doganali e Iva all’importazione, anche se i primi si applicheranno soltanto a partire da 135 sterline (l’equivalente di 147 euro, al momento). Per fare un esempio banale, qualora un utente sia interessato all’acquisto di uno smartphone in vendita su Amazon UK, a partire dal 1° gennaio 2021 vedrà il prezzo dell’ordine lievitare in maniera sensibile rispetto al costo attuale, che ancora non comprende appunto dazi doganali, imposte e tasse di importazione.
La gestione dei resi
La Brexit no deal avrà poi pesanti ricadute anche sulla gestione dei resi. L’esportatore, infatti, sarà tenuto a giustificare il rientro del reso tramite una lunga trafila burocratica, con l’obiettivo che il pacco restituito non sia sottoposto di nuovo a dazi. Il rischio concreto è che il reso venga tassato sia all’andata che al ritorno, con inevitabili ricadute economiche per gli utenti che esercitano il diritto di reso (come tra l’altro specificato da Amazon UK un paio di settimane fa).
I tempi di spedizione
L’ultima conseguenza negativa di una Brexit senza intesa tra Regno Unito e Unione Europea sarà quella di un allungamento dei tempi di spedizione.
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