Mentre i rendimenti sovrani e corporate sui mercati avanzati continuano a rasentare lo zero o, addirittura, restano negativi fino alle medio-lunghe scadenze, i bond turchi fanno eccezione. La scadenza a 10 anni ieri superava il 21,35%. All’inizio dell’anno, offriva ancora il 12,50%. L’esplosione è dovuta alla tempesta finanziaria che sta travolgendo la Turchia. La lira turca ieri è collassata a doppia cifra, portando le perdite contro il dollaro dall’inizio dell’anno a oltre il 40%. Fare previsioni sul suo tasso di cambio non ha più alcun senso.
Immaginiamo di avere acquistato all’inizio di quest’anno bond turchi a 10 anni, scadenza 13 novembre 2030 e cedola 11,70% (ISIN: TR131130T14). Allora, il titolo esibiva una quotazione di 96 centesimi, mentre ieri mediamente risultava sprofondato in area 65 centesimi. Praticamente, nel giro di neppure undici mesi si è deprezzato di quasi un terzo. Non è tutto. Nel frattempo, la lira turca contro il dollaro ha perso oltre il 41%. Le perdite complessive per un investitore internazionale ammonterebbero, quindi, a quasi i tre quarti del capitale.
Bond turchi, rendimenti e spread altissimi
Il problema consiste nell’assenza di un “floor” a cui tendere, secondo gli analisti. In pratica, non esisterebbe alcun limite per il crollo valutario in corso ormai da diversi mesi e in decisa accelerazione da settembre, quando la banca centrale ha iniziato a tagliare i tassi d’interesse con un’inflazione esplosa nel frattempo al 20%.
In questo quadro, i bond turchi non riescono a mostrarsi anche solo minimamente appetibili pur con rendimenti sopra il 20%. Da qui ad un anno, il cambio rischia di sprofondare di una percentuale ancora maggiore, sostanzialmente più che annullando il saldo positivo dell’investimento. Non solo. Ieri, i bond turchi a 10 anni esibivano spread denaro/lettera altissimi: a fronte dei 62 centesimi a cui il mercato era disposto a comprare, il prezzo preteso dai venditori era di almeno 67 centesimi.