Fisco a caccia di soldi sulla pensione complementare. Da tempo è allo studio un riordino della fiscalità della previdenza complementare e i tempi sembrano ormai maturi.
La proposta di riforma della tassazione della previdenza complementare si basa su due meccanismi. Uno positivo che annullerebbe il prelievo sulle plusvalenze (capital gain) e l’altro un innalzamento delle imposte sulla rendita finale
Il fisco mette le mani sulla pensione complementare
Più nel dettaglio, ferme restando le deduzioni fiscali, le plusvalenze che oggi sono tassate annualmente al 20% dovrebbero venire azzerate.
Ne deriva che il capitale finale accumulato sarà maggiore al momento della liquidazione della pensione complementare. E per chi ha iniziato a versare da poco il vantaggio sarà maggiore rispetto a chi sta per terminare il piano di accumulo.
A fronte di questa modifica, il fisco pensa però di innalzare l’aliquota del prelievo sulla rendita finale al 23% per tutti. Oggi tale aliquota varia in un range compreso fra il 9 e il 15 per cento. A conti fatti, il fisco si assicurerà maggiori e sicure entrate dagli assicurati.
50enni più penalizzati dalla riforma
Non tutti però saranno toccati in egual misura dalla riforma della tassazione sulla pensione complementare. Chi ha iniziato a versare da poco verrebbe toccato meno, mentre chi sta già conferendo il TFR ai fondi pensione da anni, rischia di rimetterci.
Sostanzialmente, se andasse in porto la riforma così come probabile, sarebbe uno smacco per molti. Chi ha destinato finora alla previdenza complementare i propri soldi si ritroverebbe il capitale già tassato al 20% e una rendita ridotta per effetto dell’aumento delle imposte.
A maggior ragione per chi beneficia per ora dell’aliquota del 9% sulla rendita avendo scelto un piano di accumulo di almeno 35 anni.
In altre parole, a pagare il conto più salato sarebbero i 50enni e 60enni. Cioè coloro che per più tempo hanno versato soldi nella previdenza complementare. Difficile fare delle stime a priori, ma di certo ci sarà una penalizzazione.