Pur in discesa dai massimi dal settembre 2022, il rendimento trentennale negli Stati Uniti è balzato fortemente nelle ultime settimane. Venerdì scorso, chiudeva al 4,21%. Era sotto il 3,85% alla terza settimana di luglio. Un trend che sta riguardando anche il mercato obbligazionario europeo. Il Bund a 30 anni, ad esempio, a fine giugno si attestava al 2,35% e oggi è salito al 2,66%. Come vi spiegheremo, questa è una cattiva notizia per il mutuo a tasso fisso. Sappiamo che nell’ultimo anno il mercato dei mutui è stato sconvolto dall’aumento dei tassi di interesse.
Aumento tassi di interesse con inflazione
Cos’è accaduto? L’inflazione è esplosa in tutto il mondo avanzato a livelli che non si vedevano da quaranta anni a questa parte. Le banche centrali hanno reagito alzando il costo del denaro. Inevitabile l’aumento dei tassi per i mutui a tasso variabile e anche per il mutuo a tasso fisso di nuova erogazione. I primi sono agganciati all’Euribor, che è un tasso di mercato a breve termine, ovverosia della durata massima di 12 mesi. L’Euribor a 3 mesi è schizzato dal -0,57% di inizio 2022 al 3,74% di venerdì scorso. Una batosta del 4,30% per chi avesse contratto un mutuo a tasso variabile poco più di un anno e mezzo fa.
Il mutuo a tasso fisso è agganciato all’Eurirs o Irs. Si tratta di tassi di mercato a lungo termine. Essi risentono dei rendimenti obbligazionari sulle scadenze lunghe. E quanto sta accadendo in queste settimane, non depone in loro favore. Infatti, vi abbiamo anticipato che i titoli di stato americani e tedeschi, solo per citare i due principali mercati mondiali, hanno visto aumentare i rendimenti sul tratto lungo delle rispettive curve.
Cause risalita rendimenti obbligazionari
Il trend del Bund a 30 anni è rispecchiato dall’andamento dell’Irs della medesima durata, a dimostrazione che il costo del mutuo a tasso fisso lo determina il mercato obbligazionario a lungo termine. Cosa sta provocando l’aumento dei rendimenti? La scorsa settimana, Fitch ha declassato il rating degli Stati Uniti da AAA ad AA+. Il rischio sovrano è considerato teoricamente più elevato, sebbene nessuno dubiti sui mercati finanziari dell’affidabilità di Washington. Ma i rendimenti a lungo termine riflettono le aspettative d’inflazione. E queste stanno rimanendo elevate a causa della persistente crescita dei prezzi al consumo in Europa, in particolare.
Mutuo tasso fisso caro più a lungo
Chiaramente, chi ha contratto un mutuo a tasso fisso, non ha di cosa preoccuparsi. La rata resterà invariata fino alla scadenza. Il problema riguarda coloro che intendono accendere un mutuo a tasso fisso a breve. Per non parlare di quanti abbiano un mutuo a tasso variabile e desiderano convertirlo in fisso non appena i tassi di questo saranno più accessibili. Questi movimenti invitano a rinviare di qualche mese l’appuntamento con la normalizzazione monetaria. Un taglio dei tassi nell’Eurozona ci sarebbe, stando agli investitori, non prima della metà dell’anno prossimo. Un secondo entro fine 2024. Ma parliamo di una discesa di appena mezzo punto percentuale attesa rispetto ai livelli attuali.
In conclusione, il mutuo a tasso variabile rimarrà costoso nel medio termine. E il mutuo a tasso fisso non dovrebbe offrire soluzioni economiche da qui ai prossimi mesi. Fintantoché le aspettative d’inflazione resteranno elevate, la Banca Centrale Europea non abbasserà i tassi. Una svolta vi sarà verosimilmente nel corso del 2024.