Oggi il BTp a 10 anni è sceso ad un rendimento minimo appena sopra il 4%, ai livelli più bassi da fine giugno. Soltanto una settimana fa, superava il 4,40%. Nel giro di poche sedute, quindi, il decennale sovrano italiano ha ridotto il suo rendimento dello 0,40%, qualcosa come oltre il 4% cumulato entro la scadenza. Fortunato chi lo acquistò a quei livelli di remunerazione ancora relativamente elevati. Non è detto, però, che non vi torni nei prossimi mesi. Per il momento sono tornati gli acquisti sul mercato obbligazionario e, in particolare, nel Sud Europa.
In termini di prezzo, il BTp a 10 anni guadagna più del 3% in una settimana. La quotazione della scadenza 1 novembre 2033 con cedola 4,35% (ISIN: IT0005544082) sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana supera 103 nella giornata odierna. Era sotto 100 pochi giorni fa. Il boom risente del calo dell’inflazione negli Stati Uniti. A giugno è scesa al 3%, facendo intravedere la fine della stretta monetaria da parte della Federal Reserve. Nel frattempo, il cambio euro-dollaro si è spinto fino a 1,1250, ai massimi da diciassette mesi.
BTp 10 anni premiati più del restante Sud Europa
I flussi dei capitali si stanno spostando da una parte all’altra dell’Atlantico. La stessa inflazione nell’Eurozona si sta abbassando e ciò premia particolarmente i titoli di stato italiani. La prospettiva di un ultimo o penultimo aumento dei tassi di interesse a luglio ad opera della Banca Centrale Europea (BCE) riduce il rischio sovrano percepito nel nostro Paese. E così il BTp a 10 anni può stringere rispetto al Bund e non solo. Lo spread con la Grecia risulta più che dimezzato intorno allo 0,20% e con la Spagna si riduce di un terzo, passando da circa 0,80% a 0,60% in una settimana.
Del resto, appariva ingiustificata la condizione di estremo “oversold” dei nostri titoli di stato rispetto al resto del Sud. Anche oggi rimane tale, ma perlomeno non abbiamo il decennale ellenico ad offrire circa mezzo punto in meno del nostro BTp a 10 anni. La sensazione è che una svolta in un senso o nell’altro per questa estate si avrà solo dopo il prossimo board della BCE di giovedì prossimo. Verificheremo in quell’occasione se i toni a Francoforte saranno rimasti “hawkish” o se l’ipotesi di un nuovo aumento dei tassi per settembre si allontanerà.