BTp 2026 in dollari, conviene davvero comprarlo con un rendimento sopra il 5%?

Il BTp 2026 in dollari offre un rendimento sopra il 5%, nettamente sopra la scadenza in euro. Ecco fino a quando vale la pena acquistarlo.
8 mesi fa
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BTp febbraio 2026 in dollari
BTp febbraio 2026 in dollari © Licenza Creative Commons

Il taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti ci sarà probabilmente a giugno, così come nell’Eurozona. La Svizzera ha aperto le danze dell’allentamento monetario e il dollaro ha recuperato terreno nelle ultime sedute contro le principali valute mondiali. Ed ecco che attirano la nostra attenzione i BTp in dollari emessi dal Tesoro alle varie scadenze. Ci concentriamo sul bond 17 febbraio 2026 e cedola 1,25% (ISIN: US465410CA47). L’emissione risale all’autunno del 2020, quando i rendimenti erano ai minimi storici in Italia e in gran parte del mondo avanzato.

Rischio di cambio pesa sul rendimento effettivo

Il BTp 2026 in dollari prezzava ieri intorno a 93 centesimi e offriva un rendimento di poco inferiore al 5,20%. Il bond del Tesoro di simile durata e denominato in euro rende, invece, meno del 3,30%. Questo significa che la scadenza in dollari offre un premio che sfiora il 2% su base annua. E considerato che il rimborso avverrà tra poco meno di due anni, il rendimento extra cumulato risulta essere di circa il 3,60%. Non è poco per una durata così breve.

Tuttavia, il BTp in dollari comporta l’insidia del rischio di cambio. Non è un caso che offra di più. Se il biglietto verde si deprezzasse contro la moneta unica, il valore effettivo del capitale rimborsato e delle cedole staccate si ridurrebbe per noi investitori dell’Eurozona. Per questo è importante capire fino a quale punto l’investimento avrebbe un senso e quando, invece, si tramuterebbe in una perdita.

Esempio di investimento nel BTp 2026

Il lotto minimo è di 200.000 dollari, equivalenti a 184.843 euro al tasso di cambio di ieri di 1,082. E con una quotazione all’incirca di 93 centesimi, l’esborso effettivo sarebbe di 172.070 per il capitale. Acquistando il bond, dovremmo pagare anche il rateo maturato dal venditore sulla cedola in pagamento ad agosto. Esso sarebbe pari a 244 euro. In tutto, un costo di 172.314 euro.

Alla scadenza dovremmo almeno recuperare questa somma per poter evitare una perdita.

Da qui ad allora, il Tesoro ci pagherebbe cedole per complessivi 5.000 dollari e il capitale per 200.000 dollari. In tutto, 205.000 dollari. Affinché questa somma equivalga alla cifra spesa, il tasso di cambio dovrà essere stato in media di 1,19. A tale fine, dobbiamo considerare le date di pagamento delle tre cedole semestrali prima della scadenza e dell’ultima alla scadenza insieme al capitale, ponderate per il rispettivo peso sulla cifra complessiva.

Ma nessuno di noi inserirebbe il BTp in dollari in portafoglio per ottenere due anni dopo un rendimento nullo. Il nostro obiettivo minimo dovrebbe essere di portare a casa almeno lo stesso rendimento che oggi ci offrirebbe il BTp in euro di pari durata. Dunque, dovremmo puntare a circa il 3,30% lordo all’anno, qualcosa come il 6,30% in tutto. La nostra somma investita dovrebbe salire in area 183.170 euro. Riproponendo gli stessi calcoli, otteniamo che ciò si avrebbe con un cambio euro-dollaro non superiore a 1,12.

BTp in dollari, investimento legato al cambio euro-dollaro

Tendenzialmente, il dollaro dovrebbe indebolirsi nei prossimi trimestri. La Federal Reserve per adesso non ha fretta di tagliare i tassi, grazie al buon andamento dell’economia americana. Se arrivasse una recessione da qui a 18-24 mesi, il quadro muterebbe. Non è detto, però, che il dollaro ne pagherebbe il prezzo. Essendo un safe asset, si apprezza nelle fasi critiche. D’altra parte, l’economia nell’Eurozona non se la sta già passando bene e potrebbe peggiorare con l’acuirsi delle tensioni geopolitiche. Nulla è scontato, anche se i margini appaiono strettissimi per poter prospettare il buon esito di un investimento nei BTp in dollari.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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