C’è stato un tempo in cui non era possibile ricavare alcun rendimento nominale positivo investendo in obbligazioni della durata medio-breve. Peggio andò su mercati come quello tedesco, dove la curva dei tassi, ad un certo punto, risultò interamente negativa. E stiamo parlando di scadenze fino a trenta anni. Non ci riferiamo a tanto tempo fa. Era l’estate del 2021 quando il Tesoro emise il BTp senza cedola con scadenza 1 agosto 2026 (ISIN: IT0005454241).
Tassi in rialzo
Come fu possibile? Il bond della durata iniziale di cinque anni offrì un rendimento attorno allo zero, coerentemente con l’andamento del mercato in quella fase.
Quotazione giù
Cos’è accaduto a coloro che acquistarono il BTp senza cedola all’emissione del 2021? Non serve essere esperti per capire che hanno preso una tranvata. Si sono ritrovati in portafoglio un bond che non rende nulla fino ai prossimi tre anni. Se oggi volessero disinvestire, potrebbero farlo in perdita. La quotazione sul secondario si aggira sui 93,50 centesimi o anche meno. Ed era arrivata a sprofondare fin sotto gli 87 centesimi. Se comprassimo il titolo oggi, porteremmo a casa un rendimento lordo di quasi il 3,40%. Tuttavia, dovremmo attendere la scadenza per realizzarlo, in assenza di cedole periodiche da incassare.
Gli investitori della prima ora hanno comprato a 100 ciò che oggi vale il 6,5% in meno. Non è tutto. C’è stata l’inflazione, la grande imprevista di questi anni. Tra la data di emissione e oggi, i prezzi al consumo nel nostro Paese sono aumentati in media del 15%. In termini reali, il BTp senza cedola ha offerto un rendimento negativo del 21,5%. Decimale più, decimale meno. Se l’obbligazionista decidesse di portare il titolo a scadenza, perlomeno eviterebbe la minusvalenza.
BTp senza cedola errore di previsione
Possiamo parlare di errore nell’avere investito in BTp senza cedola? Siamo tutti bravi a fare previsioni dopo che le cose accadono. Ma ricordatevi una legge fondamentale quando investite, non importa in quale luogo e anno: mai acquistare bond lunghi con tassi bassi. Prima o poi questi ultimi risalgono e infliggono grosse perdite in conto capitale. La scadenza di cinque anni non era lunga, ma il punto è che il rendimento fosse vistosamente basso (nullo), anche troppo per uno stato iper-indebitato come il nostro. Abbiamo prestato, non per stravaganza nostra, denaro al governo senza pretendere un centesimo di interesse. E siamo rimasti fregati. Solo in assenza di inflazione o con una deflazione striscianti e con tassi eternamente a zero ci sarebbe andata, se non bene, perlomeno non disastrosamente.