Sapevate che ancora oggi è possibile comprare titoli di stato italiani e ottenere rendimenti finanche superiori al 5% senza la necessità di esporsi sul tratto lungo della curva? Dove sta il trucco, vi chiederete? Parliamo dei BTp in dollari, come la scadenza del 17 ottobre 2029 con cedola 2,875% (ISIN: US465410BY32). L’emissione avvenne nell’ottobre del 2019 quasi alla pari, ad un prezzo di 99,09 centesimi. Oggi, la quotazione si attesta in area 89,50 centesimi e offre più del 5,20% lordo all’anno.
Ecco le cedole in euro dall’emissione
Cerchiamo di capire come sarebbe andato un ipotetico investimento sin dalla data di emissione ad oggi.
- 17 aprile 2020: 2.638 euro
- 17 ottobre 2020: 2.478 euro
- 17 aprile 2021: 2.395 euro
- 17 ottobre 2021: 2.478 euro
- 17 aprile 2022: 2.662 euro
- 17 ottobre 2022: 2.964 euro
- 17 aprile 2023: 2.590 euro
- 17 ottobre 2023: 2.712 euro
- 17 aprile 2024: 2.687 euro
- rateo al 18 giugno 2024: 913 euro
Calcolo rendimento e confronto con BTp in euro
Ipotizzando un disinvestimento nella giornata odierna, ai prezzi di mercato e al cambio di 1,07, il nostro capitale sarebbe pari a 167.215 euro. Sommando le cedole sopra indicate al netto dell’imposizione fiscale del 12,50%, otteniamo un rendimento netto intorno all’11,50%. Nel frattempo, però, l’inflazione italiana è stata del 16,7%. Ne consegue che il rendimento netto reale dell’investimento sarebbe stato per noi negativo di oltre il 5%.
E cosa sarebbe accaduto nel caso in cui, anziché investire nel BTp 2029 in dollari, avessimo impiegato la nostra liquidità per acquistare un bond del Tesoro in euro con scadenza sempre nel 2029? Abbiamo preso come riferimento la scadenza in data 1 novembre 2029 con cedola 5,25% (ISIN: IT0001278511), emessa nel 1998 come trentennale. Il prezzo di acquisto sarebbe stato superiore a 141 nell’ottobre di cinque anni fa, mentre oggi giace sotto 109.
Effetto cambio positivo per BTp 2029 in dollari
Il BTp 2029 in dollari ha battuto l’emissione in euro di pari durata residua. Magra consolazione, essendosi trattato comunque di una perdita. La differenza l’ha fatta il cambio. Il dollaro ha guadagnato valore contro l’euro in questi anni, arrivando a salire ai massimi dal 2002 nell’autunno di due anni fa. Ciò ha limitato il rosso del conto ad oggi. Ma sempre di rosso si tratta, in particolare a causa dell’inattesa esplosione dell’inflazione nel biennio passato.