Tra i quattro titoli di stato che il Tesoro emetterà all’asta di domani e tramite i quali punterà a raccogliere fino a 8,25 miliardi di euro troviamo il BTp 1 settembre 2033 (ISIN: IT0005240350). Si tratta oramai della 21-esima tranche per un importo compreso tra un minimo di 750 milioni e un massimo di 1,25 miliardi. Questo bond presenta ormai una durata residua di 8 anni e mezzo, anche se al debutto di anni ne aveva 16 e mezzi. Venne lanciato, in effetti, come benchmark per la scadenza a 15 anni.
Caratteristiche del bond
La sua emissione risale agli ultimi giorni di gennaio del 2017, anche se la data di godimento per la cedola del 2,45% fu fissata allora all’1 settembre del 2016.
E questo fu un vantaggio iniziale per gli obbligazionisti. Pur avendo posseduto il BTp 2033 domani in asta a partire dal 25 gennaio 2017, iniziarono a maturare gli interessi quasi 4 mesi prima. Il prezzo di aggiudicazione fu poco sotto la pari, a 99,13 centesimi. In pratica, il bond venne emesso con un rendimento lordo iniziale in area 2,50%.
Considerate che il BTp a 15 anni oggi offre poco meno del 4,35%. Stiamo parlando di una differenza dell’1,85% rispetto ad allora. Si spiega con le diversissime condizioni monetarie nell’Eurozona. Lì, eravamo in piena era dei tassi negativi. Oggi, pur in calo, i tassi di interesse restano ampiamente sopra lo zero e persino in termini reali, visto la contestuale discesa dell’inflazione. E come spesso abbiamo osservato, comprare bond lunghi con tassi molto bassi nel tempo rischia di rivelarsi un boomerang. E anche questo caso lo spiega benissimo.
Calcolo rendimento dall’emissione
Il BTp 2033 in asta domani ha sinora staccato e maturato cedole nette effettive, cioè rapportate al prezzo di acquisto all’emissione, pari a circa il 18,5%. In pratica, ho speso 1.000 euro e finora ho ricevuto 185 euro di interessi. Per un periodo superiore agli 8 anni, già di per sé non sembra granché. C’è di peggio: se rivendessimo oggi il titolo sul mercato secondario, ce lo pagherebbero intorno a 91 centesimi.
Subiremmo una minusvalenza netta, cioè in conto capitale, superiore al 7%.
Ipotizzando che oggi volessimo disfarci di questo bond per inserirne in portafoglio un altro più remunerativo, avrei maturato un rendimento netto effettivo di poco superiore all’11%. Ma nel frattempo in Italia abbiamo registrato un’inflazione cumulata sopra il 20%, cosa che farebbe precipitare il nostro rendimento netto reale in territorio profondamente negativo: -9%. In soldoni, ho investito un capitale per non beccare alla prova dei fatti nulla di interessi e, al contrario, rimetterci. Sempre tenuto conto dell’inflazione, altrimenti avrei portato comunque a casa un risultato persino in doppia cifra, ma che significa poco alla luce della perdita del potere di acquisto accusata negli anni.
BTp 2033 in asta molto redditizio prima dell’inflazione
Il BTp 2033 in asta ha registrato grosse oscillazioni di prezzo nel tempo. Agli inizi del 2021 arrivò a quotare fino a 121, mentre nell’ottobre del 2022 sprofondava fino a meno di 81 centesimi. Chi lo avesse venduto ai massimi, avrebbero portato a casa una plusvalenza e si sarebbe sottratto ad anni di alta inflazione. Fino ad allora, l’investimento aveva generato un rendimento netto effettivo reale prossimo al 25%.
Tutto è cambiato immediatamente dopo con l’arrivo dell’inflazione e la stretta monetaria.