I rendimenti dei titoli di stato sono in calo da settimane. Ieri, il BTp a 10 anni offriva il 4% dopo avere esordito la seduta al 3,91%. Lo spread con il Bund resta ai minimi dall’aprile scorso, in area 175 punti base o +1,75% sui decennali tedeschi. Malgrado il ripiegamento di gennaio, i rendimenti restano appetibili in un’ottica di medio-lungo periodo. Con l’inflazione attesa in calo nei prossimi anni, i bond più longevi offriranno rendimenti reali decisamente positivi. Non lo stesso dicasi per il tratto medio-breve della curva, che non farebbe in tempo a rendere sopra l’inflazione.
Investimento speculativo contro inflazione
Questo bond presenta una scadenza a 10 anni, ma esordì sul mercato come ultra-trentennale. Fu emesso, infatti, nel lontano 2002. L’Italia aveva appena abbandonato la lira per adottare l’euro. I tassi di mercato allora erano ben più alti di oggi in termini nominali e reali. Emettere debito era più costoso per tutti. Il BTp 2033 stacca una cedola molto allettante. È vero, però, che ieri sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana si acquistava a poco meno di 115, per cui l’obbligazionista deve spendere quasi 1.150 euro per ogni 1.000 euro di investimento nominale. Purtuttavia, il rendimento alla scadenza risulta elevato, in quanto superiore al 4% lordo.
La cedola netta effettiva, cioè detratta l’imposta del 12,50% e rapportata ai prezzi, si attesta attualmente al 4,38%. Non è tantissimo, considerato che l’inflazione italiana per quest’anno dovrebbe risultare superiore. Ad ogni modo, le alternative di pari grado di rischio non sarebbero migliori. Tutt’altro. E c’è da dire che il BTp 2033 sarebbe un buon investimento speculativo nell’ottica di una sua rivendita sul mercato a prezzi più alti.
BTp 2033 con rialzo dei tassi
Immaginiamo di tornare proprio all’estate scorsa e che il BTp 2033 prezzi in area 125. Il rendimento scenderebbe al 3,40%. Non sarebbe pochissimo per un bond decennale, sebbene per il momento tale dato possa apparire basso in condizioni monetarie sempre meno espansive. Una volta completato il rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE), il discorso cambierebbe. Probabile che il picco dei tassi sarà toccato nella primavera di quest’anno intorno al 3,50%. Successivamente, sempre che l’inflazione nell’Eurozona non tiri qualche brutto scherzo, i tassi resterebbero fermi per un po’ prima di essere tagliati non prima dell’anno prossimo.
Quando il mercato inizierà a scontare la svolta monetaria, i prezzi salirebbero e i rendimenti scenderebbero. Ad una quotazione di 125, il BTp 2033 si apprezzerebbe dell’8,7% da oggi. Nel frattempo, l’obbligazionista incasserebbe le cedole. Ponendo che tutto ciò accada da qui ad un anno, il guadagno sarebbe complessivamente nell’ordine del 12%. A quel punto, l’inflazione sarebbe surclassata e il saldo dell’investimento risulterebbe molto positivo anche in termini reali. Unica pecca: bassi scambi del bond sul mercato secondario. Appena 534 milioni di euro negli ultimi dodici mesi, il 2,45% dell’emissione e la media di neppure 45 milioni al mese. Il rischio di liquidità insito in questi numeri non è da sottovalutare.