BTp 2036 in portafoglio con forti perdite, c’è rischio che il Tesoro non paghi le cedole?

Il BTp 2036 è in forte perdita dai massimi toccati negli anni passati e un investitore teme che le cedole non siano pagate. La nostra risposta.
3 mesi fa
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BTp 2036, paura cedola per un lettore
BTp 2036, paura cedola per un lettore © Licenza Creative Commons

“Ho in portafoglio il BTp 2036 (ISIN: IT0005402117), quotato oggi a circa 76,70 centesimi e a dir poco un mezzo flop, perché se lo rivendessi accuserei forti perdite. Secondo Lei, esiste il rischio che il Tesoro non paghi le cedole come ho letto di recente a proposito del BTp 2026? E se tengo il bond fino alla scadenza il prezzo salirà alla pari o perderei lo stesso?”.

Rischio default molto basso

Da queste scarne informazioni fornite, l’investitore e nostro lettore non chiarisce a quale prezzo abbia comprato il BTp 2036.

Sappiamo che la quotazione raggiunse il massimo agli inizi del 2021, quando superò 108. Da allora le perdite possiamo stimarle fino al 30% rispetto alla quotazione attuale in area 76,50 centesimi. Nell’ottobre scorso era sprofondata a 67 centesimi.

Partiamo dalla prima domanda: rischio cedole. Se il Tesoro smettesse di pagarle, sarebbe tecnicamente default. E l’Italia non è mai andata in default sin dall’Unità del 1861. Va chiarito dinnanzi a certo disfattismo ricorrente tra molti italiani. Pensate che persino stati come la Germania nel frattempo sono andati in default una o più volte. Questo non significa che in futuro al Bel Paese non possa accadere qualcosa di avverso sul piano creditizio. Resta il fatto che il mancato pagamento delle cedole sia da considerarsi un rischio con probabilità prossime allo zero.

Nessun evento avverso in vista

Non è chiaro cosa il nostro lettore abbia letto a proposito di un certo BTp 2026. E’ probabile – proviamo ad indovinare – che il riferimento sia al BTp Italia 21 maggio 2026 con cedola reale 0,55% (ISIN: IT0005332835). Questo è uno dei bond del Tesoro indicizzati all’inflazione italiana, come da indice Foi dell’Istat. Per il semestre in corso che va dallo scorso 26 maggio al prossimo 26 novembre, l’indice Foi di riferimento è circa 119,36.

Se per settembre, mese in cui avviene effettivamente la rivalutazione del capitale e l’indicizzazione della cedola, l’inflazione italiana risultasse grosso modo nulla (scenario poco probabile), la cedola sarebbe pagata solamente al tasso minimo dello 0,275% e non anche rivalutata per l’inflazione.

Ma questo è qualcosa che non avrebbe nulla a che vedere con lo spettro del default. I bond indicizzati a volte non rivalutano le cedole per assenza d’inflazione. In ogni caso, l’investitore riceverebbe il tasso minimo semestrale.

BTp 2036 alla pari a scadenza

Infine, il BTp 2036 alla scadenza salirà alla pari, vale a dire a 100? Certo che sì. Il Tesoro rimborsa sempre alla pari tutti i suoi bond in scadenza. Quindi, l’1 marzo 2036 un lotto minimo di 1.000 euro nominali sarà pagato esattamente a 1.000 euro, anche se oggi sul mercato ne vale sui 767 euro. Le stesse quotazioni di mercato tendono alla pari con l’avvicinarsi della scadenza, perché è ovvio che altrimenti si genererebbero arbitraggi con margini di guadagno per i nuovi acquirenti.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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