BTp 2038, le (basse) cedole hanno tenuto testa all’inflazione

L'emissione del BTp 2038 risale agli inizi del 2018 e ad oggi il bond del Tesoro è riuscito a tutelare il capitale dall'inflazione.
4 mesi fa
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BTp 2037 cedola 0,95%
BTp 2037 cedola 0,95% © Licenza Creative Commons

Chissà quanti di voi hanno in portafoglio titoli di stato a lungo termine, ma acquistati quando i tassi di mercato erano ben inferiori ad oggi. Molti lamentano grosse perdite patite per il tracollo delle quotazioni legato alla risalita dei rendimenti con l’inflazione. In questo articolo analizziamo il BTp 1 settembre 2038 con cedola 2,95% (ISIN: IT0005321325). La sua emissione risale al gennaio del 2018, quando il bond del Tesoro debuttò sul mercato sovrano come ventennale. Il prezzo di emissione fu di 99,77 centesimi, quasi alla pari e con rendimento sostanzialmente identico al tasso cedolare.

Calcolo cedola netta effettiva versus inflazione

Oggi come oggi, il BTp 2038 si acquista ad un prezzo in area 85,50 centesimi, cioè a sconto di quasi il 15% rispetto al suo valore nominale. Offre un rendimento lordo annuale del 4,35%, nettamente superiore a quello di emissione. Cerchiamo di capire se abbia perlomeno garantito il capitale dalla perdita del potere di acquisto subita negli anni.

Iniziamo con il calcolare la cedola al netto dell’imposizione fiscale del 12,50% e rapportata al prezzo di emissione: 2,59%. Essa va moltiplicata per gli anni decorrenti dalla data di godimento dell’1 settembre 2017 fino ad oggi. Otteniamo un risultato del 17,70%, che è grosso modo equivalente all’inflazione italiana cumulata tra il gennaio del 2018 e il mese scorso. A grandi linee possiamo affermare che il BTp 2038 abbia ad oggi tutelato il capitale in termini reali, pur a stento.

BTp 2038, quotazione in risalita possibile nei prossimi mesi

D’altra parte ciò non sarebbe vero se oggi rivendessimo il titolo, in quanto subiremmo una grossa perdita. Il valore di mercato viaggia al 14% in meno di quanto avremmo pagato il BTp 2038 all’atto della sua emissione. Per evitare tale minusvalenza converrebbe mantenere il bond in portafoglio e attendere che la quotazione risalga, se non fino alla pari, perlomeno consentendoci di disinvestire senza grosse perdite. Ad esempio, se il rendimento scendesse dell’1%, la quotazione si apprezzerebbe in area 94/95 centesimi.

Era precipitata a 77 centesimi nell’ottobre scorso. E nel frattempo continueremmo a incassare le cedole ad un tasso decisamente superiore all’inflazione di questa fase. A giugno è rimasta stabile allo 0,8%, stando alle stime preliminari dell’Istat.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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