L’inflazione divora i vostri risparmi? Anche i titoli di stato tradiscono, sebbene offrano rendimenti di gran lunga superiori a quasi tutti gli altri stati dell’Eurozona. Anzi, ultimamente ha battuto proprio tutti, Grecia inclusa. Per non parlare dei conti deposito, che continuano ad offrire ai risparmiatori tassi d’interesse miseri. Non tutti i bond hanno deluso le attese, comunque. Con un pizzico di fortuna e abilità del compravendere, è stato possibile battere l’inflazione. E anche di molto. Lo dimostra il BTp 1 settembre 2038 (ISIN: IT0005321325).
La sua emissione risale al 2018, quando il bond era un ventennale. Oggi, presenta una durata residua di 15 anni. Si tratta di un investimento a lunga scadenza. In genere, le famiglie tendono a tenersene alla larga. Sono in pochi a potersi permettere di tenere vincolata la liquidità per un numero di anni così elevato. Anche se esiste sempre la possibilità di rivendere il titolo sul mercato secondario, i rischi legati alla quotazione sono forti per i bond più longevi. Infatti, l’aumento dei tassi di quest’ultimo anno ha zavorrato le quotazioni delle obbligazioni, compreso il BTp 2038.
Questo titolo si affacciava al 2022 ad una quotazione in area 120. Questa settimana, non arrivava a 85 centesimi. Ma è stato nell’ultimo periodo dell’anno scorso ad avere registrato il punto più basso, arrivando a scendere sotto 80 centesimi. Chi lo aveva acquistato a prezzi elevati sopra la pari e non avesse disinvestito, in questo momento si morderà le mani e recriminerà sull’investimento. Chi, invece, è stato abile a fiutare le occasioni create dal mercato quando i prezzi sono sprofondati, adesso può cantare vittoria.
Esempio investimento con BTp 2038
Immaginiamo di avere inserito in portafoglio un lotto minimo di 1.000 euro del BTp 2038 a fine dicembre. La quotazione era allora di 80,20 centesimi. Avremmo speso 802 euro. Per ipotesi, se avessimo rivenduto questo giovedì, prima della festività del 2 giugno, avremmo incassato 846,70 euro.
Facendo un rapido calcolo, avremmo incassato 12,40 euro lordi di cedole e realizzato una plusvalenza di 44,70 euro. Il guadagno totale sarebbe stato di 57,14 euro. Rapportati agli 802 euro dell’investimento, sarebbero oltre il 7% di rendimento lordo. A questo punto, dobbiamo tenere presente la tassazione del 12,50%. Il guadagno netto scenderebbe a 50 euro, corrispondenti al 6,2%. E’ davvero tanto per un periodo di appena cinque mesi. Resta un ultimo passaggio da compiere: il calcolo dell’inflazione. Qual è stata la perdita del potere di acquisto da fine dicembre a fine maggio? Lo scopriamo attraverso l’indice FOI, tarato per le famiglie di operai e impiegati.
L’indice FOI a dicembre si attestava a 118 e a maggio sarebbe salito in area 118,75, stando alla stima preliminare dell’ISTAT. I prezzi al consumo in Italia, quindi, sono cresciuti in questo periodo dello 0,6%. Questo vuol dire che il rendimento netto percepito grazie al possesso del BTp 2038 per cinque mesi è stato dieci volte superiore alla perdita del potere di acquisto. In definitiva, il rendimento netto reale si aggirerebbe intorno al 5,6%.