E’ stato emesso nel settembre del 2020 per la prima volta, presentando una durata iniziale di circa 20 anni e mezzo. E’ diventato l’attuale “benchmark” a 20 anni per i titoli di stato italiani. Il BTp 1 marzo 2041 e cedola 1,80% (ISIN: IT0005421703) ha debuttato sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana a una quotazione superiore a 104. Oggi, viaggia un po’ sopra 108. In poco più di 10 mesi, risulta essersi apprezzato di oltre il 3,6%. E già questa sarebbe una buona notizia per gli obbligazionisti che lo avessero inserito in portafoglio sin dall’inizio.
Nel caso in cui volessero rivendere il titolo, perlomeno non subirebbero alcuna perdita. Alla plusvalenza teorica dobbiamo aggiungere la cedola goduta per questo periodo. Parliamo di un altro circa 1,5%, per cui il bilancio complessivo sul BTp 2041 salirebbe in area 5,20%. Al netto della tassazione, avremmo guadagnato il 4,5%. Niente male per un titolo acquistato meno di un anno fa.
BTp 2041, quotazione alta e fattore inflazione
Anche alla luce degli ultimi tassi d’inflazione rilevati in Italia, la bilancia penderebbe dalla nostra parte. A luglio, i prezzi al consumo nel nostro Paese sono cresciuti dell’1,8%, un balzo dall’1,3% di maggio e giugno. A conti fatti, tra rivalutazione del capitale e cedola, il BTp 2041 ci avrebbe reso due volte e mezza tanto. Ma adesso, è tempo di rivedere le nostre strategie di investimento. Se avessimo acquistato il bond al suo sbarco sul mercato secondario, lo avremmo messo in portafoglio a un rendimento lordo dell’1,52%, pari all’1,33% netto.
Non serve un mago per capire che si tratti di una remunerazione divenuta poco appetibile con la risalita dell’inflazione. Per non parlare di chi volesse acquistarlo oggi. Al rendimento netto dell’1,28%, di fatto si limiterebbe a coprire poco più dei due terzi dell’inflazione. E considerate che i rendimenti a 20 anni sarebbero ben maggiori in condizioni monetarie meno anomale.