Guadagna quasi il 5% in poco più di un mese e mezzo, ma perde il 6% da inizio anno. Il BTp 2044 (ISIN: IT0004923998) offre oggi un rendimento lordo in area 1,33%, all’incirca quanto l’ultimo dato sull’inflazione in Italia. Al netto della tassazione, però, scende già all’1,16%. E non vogliamo considerare l’imposta di bollo dello 0,2% sui conti titoli, altrimenti il rendimento effettivo scenderebbe sotto l’1%.
Ma il BTp 2044 ha dalla sua una cedola molto elevata di questi tempi. Essendo stato emesso nel 2013, il bond offre un tasso d’interesse del 4,75% lordo all’anno, pari al 4,16% netto.
Il problema sta per l’appunto negli alti prezzi di acquisto. La minusvalenza, che l’obbligazionista accuserebbe alla scadenza, farebbe precipitare il rendimento lordo, dimezzandolo come abbiamo scritto nel paragrafo iniziale. E’ vero anche, però, che non tutti gli obbligazionisti agiscono da investitori “cassettisti”. Molti preferiscono rivendere prima della scadenza e nel momento più opportuno.
Nel caso specifico, potremmo immaginare di incassare per un po’ di tempo un tasso effettivo netto annuo del 2,6%, rivendendo il BTp 2044 a una quotazione simile o non significativamente più bassa a quella attuale. Ad esempio, nel settembre del 2019 il prezzo di acquisto era salito in area 160, così come in precedenza nell’estate e agli inizi del 2016. Dunque, esistono probabilità non così basse che in futuro il bond torni alle attuali quotazioni, magari successivamente a un calo sostenuto e conseguente alla lievitazione dei tassi di mercato.
In quel caso, incasseremmo una cedola significativa senza subire minusvalenze drastiche in fase di rivendita. Sarebbe lo scenario migliore per l’obbligazionista. Chiaramente, più trascorrono gli anni e minore dovrà essere il prezzo, dato che con l’avvicinarsi della scadenza questo tende a riportarsi alla pari.