Nella primavera scorsa, il Tesoro raccolse 1,5 miliardi di dollari con l’emissione del nuovo bond a 30 anni denominato in valuta americana. Si è trattato del BTp 6 maggio 2051, cedola 3,875% (ISIN: US465410CC03) e per l’appunto in dollari USA. Dopo un’assenza lunga quasi un decennio, lo stato italiano tornò a rifinanziarsi sul mercato a stelle e strisce nell’autunno del 2019.
Il BTp in dollari a 30 anni ha debuttato sul mercato secondario a una quotazione di poco superiore alla pari, mentre ieri chiudeva a circa 114.
BTp in dollari, scende il rischio sovrano percepito
Ma vediamo di fare un confronto con il BTp 2051 in euro. Il rendimento di quest’ultimo era dell’1,87% all’atto del debutto sul mercato dell’omologo in dollaro. Ieri, risultava sceso all’1,72%. Parimenti, il rendimento del BTp in dollari è crollato dal 3,85% al 3,01%. Questo significa che lo spread offerto al mercato rispetto al trentennale in euro è sceso da 198 a 129 punti base. In altre parole, gli obbligazionisti desiderano essere premiati di meno per acquistare il BTp in dollari anziché in euro. Evidentemente, i titoli denominati in valuta americana hanno acquisito fascino nelle ultime settimane, dato il rafforzamento del dollaro contro le altre valute mondiali principali.
Chi acquistasse oggi il BTp in dollari a 30 anni riceverebbe, poi, un premio di 107 punti base rispetto al Treasury di pari durata. Era di 158 punti a inizio maggio, il segno che il debito pubblico italiano sia percepito oggi un po’ meno rischioso di qualche mese fa. I timori sulla reflazione, che montavano fino a metà maggio, sono parzialmente venuti meno dopo le rassicurazioni della BCE che si terrà accomodante ancora per un po’ di tempo.