E’ stata una giornata mezza storta ieri per il mercato italiano dei titoli di stato. Dalla BCE arrivano ormai conferme sull’imminente rialzo dei tassi, per cui i rendimenti dei bond salgono, gli spread si ampliano e i prezzi cadono. Il BTp a 10 anni ha superato nuovamente la soglia del 3% lordo nella seduta di ieri, così come il differenziale con il Bund è rimasto sopra 200 punti base o 2%. Nel frattempo, il BTp 2051 ha consolidato il suo primato: è il titolo che offre più di tutti tra quelli emessi dal nostro Tesoro.
BTp 2051, ecco cedola e rendimento
L’ex “benchmark” trentennale scade in data 1 settembre 2051 e offre cedola fissa lorda dell’1,7%. Proprio il tasso d’interesse relativamente basso ha reso questa obbligazione poco appetibile, mandandone in orbita il rendimento netto. Nella seduta scorsa, è schizzato al 3,5%. La quotazione è sprofondata, invece, ad appena 69 centesimi. Questo significa che alla scadenza il BTp 2051 esiterà all’obbligazionista una plusvalenza netta del 39,3%.
Invece, fino ad allora egli incasserebbe una cedola netta effettiva del 2,16%. Infatti, l’1,7% lordo equivale all’1,4875% netto, che rapportato ai 69 centesimi spesi fa 2,16%. Non entusiasma granché e questa è la ragione per cui il mercato continua a pretendere dal BTp 2051 una quotazione sempre più bassa, al fine di tendere ai livelli di cedola netta effettiva degli altri titoli longevi sopra segnalati e che arrivano al 2,87% come nel caso del BTp 2067.
Ad ogni modo, il rendimento complessivo appare più che soddisfacente. A parere di chi scrive, difficile che salga ancora di molto. Certo, questo significa anche che oltre il 38% del rendimento netto è dato dalla plusvalenza alla scadenza, cioè lo percepiremmo tra quasi 30 anni. Ma non è detto che occorra attendere così tanto. Una risalita del prezzo è assai probabile nei prossimi anni, dopo che il mercato avrà scontato del tutto il rialzo dei tassi BCE e inizierà ad immaginarne il taglio.
Acquisto speculativo o contro l’inflazione
Pensate soltanto che se il BTp 2051 si riportasse ai livelli pre-bellici di febbraio, salirebbe di oltre il 20%. Se tornasse, invece, ai livelli di inizio anno, segnerebbe un incredibile +35%. Dunque, potreste voler comprare questo titolo per due ragioni: accontentarsi di una cedola netta effettiva annua in linea con le attese d’inflazione; speculare sul rialzo della quotazione in un arco temporale non breve, ma neppure lunghissimo.