I rendimenti italiani si stanno impennando quasi incessantemente di seduta in seduta. Ieri, il BTp a 10 anni ha oltrepassato la soglia di 2,80%. Lo spread è salito fino a 185 punti base, ai massimi da due anni. A parte i BoT, cioè i titoli di stato della durata fino a 12 mesi, non si hanno più bond con rendimenti negativi. E guardando il grafico dei titoli di stato italiani, spicca senza dubbio il BTp 2051 (ISIN: IT0005425233). Parliamo della scadenza quasi trentennale, emessa per la prima volta nell’autunno del 2020.
BTp 2051, confronto con bond ‘Matusalemme’
Il BTp 2051 si acquista ormai a circa 72,50 centesimi. Stava sopra 93 centesimi a inizio anno. Da allora, perde oltre il 22%. Nel frattempo, il suo rendimento netti è esploso di quasi 140 punti base o 1,4%. I numeri parlano da soli. Comprare oggi il titolo rende alla scadenza circa il 40% netto in più. A conferma di quanto importante sia il ‘timing’ di ogni operazione d’investimento. Entrare o uscire dal mercato alla cieca fa solo perdere importanti opportunità di guadagno o intere fette di capitale.
Perché il BTp 2051 è diventato senza ombra di dubbio il bond più conveniente sul mercato sovrano tricolore? A parità di rendimento rispetto al BTp a 50 anni, presenta una durata di 20 anni e sei mesi inferiore. E anche la sua “duration” è più bassa: 21,3 anni rispetto ai 27,14 del bond “Matusalemme”. E questo significa che espone l’obbligazionista a una volatilità minore.
Dunque, inserendo in portafoglio il BTp 2051 si corrono minori rischi di un BTp 2072. Nei fatti, si percepisce lo stesso rendimento, a fronte di una durata di oltre 20 anni più bassa. C’è un “ma”. La cedola staccata è inferiore: 1,7% lordo contro 2,15%. Rapportando entrambe ai rispettivi prezzi di acquisto del bond, otteniamo il 2,05% contro il 2,56% netti. In altre parole, il BTp 2051 offre mezzo punto di rendimento all’anno in meno sul fronte della sola cedola.
Curva dei tassi piatta sul tratto ultra-lungo
Da notare che all’inizio di quest’anno, il BTp 2072 offriva un rendimento netto dello 0,27% più alto. Nel giro di quattro mesi, lo spread 50/30 anni si è azzerato. E ciò non sarebbe dovuto, se non marginalmente, alla maggiore appetibilità della cedola del bond a 50 anni. Lo dimostra il fatto che il BTp 2052, emesso a inizio anno dal Tesoro, a fronte esattamente della stessa cedola lorda del 2,15%, ieri offrisse poco meno del BTp 2051, cioè il 3,14% netto. Dunque, la curva dei tassi si è alzata al punto da essersi appiattita sul tratto a lunghissima scadenza. Il premio al rischio, oltre una certa durata, praticamente si è azzerato.