Ieri, il Tesoro ha emesso il nuovo BTp a 30 anni benchmark con scadenza in data 1 ottobre 2053 (ISIN: IT0005534141) e data di regolamento 23 febbraio. Dopo avere raccolto ordini tramite collocamento sindacato fino a un massimo di 26,5 miliardi di euro, l’importo offerto è stato fissato in 5 miliardi. In fase di guidance, il rendimento era stato prospettato a +16 punti base sul rendimento dell’attuale BTp a 30 anni, in scadenza l’1 settembre 2052. Pertanto, esso era atteso inizialmente in area 4,58%. Al termine dell’operazione, è risultato sceso al 4,578%.
Si è trattato della cedola più alta emessa dal Tesoro negli ultimi anni. Batte il 4,40% offerto per il BTp a 10 anni, scadenza 1 maggio 2033. La precedente emissione del BTp a 30 anni risale al gennaio dello scorso anno. In quell’occasione, il collocamento sindacato esitò una cedola lorda del 2,15%. Il BTp 2053 più che doppia tale tasso d’interesse. Non poteva essere altrimenti. L’emissione è avvenuta in un contesto di mercato del tutto differente. Tredici mesi fa, non c’era neppure l’avvisaglia di un rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Sei mesi dopo, iniziava la stretta monetaria che avrebbe portato nei successivi sette mesi i tassi da 0 al 3%.
BTp 2053 investimento con disponibilità liquide
Il BTp 2053 consente all’obbligazionista di inserire in portafoglio un asset molto redditizio. In una prospettiva di medio-lungo periodo, una cedola netta sopra il 3,90% dovrebbe quasi doppiare l’inflazione media annua attesa nell’Area Euro. L’investitore potrebbe impiegare la liquidità a favore di questo bond anche solo per speculare sul trend rialzista dei prezzi. In effetti, la scadenza a 30 anni ha offerto nell’ultimo decennio il rendimento medio del 3,10%. Se tornasse prima o poi a quel livello, l’apprezzamento per il titolo sarebbe significativo.
Attenzione, però, al rischio di vedersi frustrate le aspettative di un rialzo imminente dei prezzi. Chi intende acquistare il BTp 2053, dovrebbe avere la pazienza di attendere anche eventualmente anni prima di poter disinvestire senza incorrere in perdite. E questo significa essenzialmente che dovrebbe destinare all’investimento una quota dei propri risparmi di cui può fare a meno nel breve e medio-lungo termine. Chi avesse dubbi sulle proprie esigenze di liquidità da qui ai prossimi 2-3 anni, sarebbe opportuno che lasciasse perdere e si concentrasse su scadenze decisamente più brevi. D’altra parte, questa potrebbe rivelarsi una delle emissioni più fruttuose per gli obbligazionisti di quest’anno. Quando i tassi sono alti, bisogna approfittarne puntando sulle scadenze più lunghe. In uno scenario di disinflazione, o rivendendo o mantenendo il bond il portafoglio le soddisfazioni non mancherebbero.