Meno di un anno fa il mercato obbligazionario toccava il fondo. Verso la fine dell’estate scorsa, la sensazione fu tra gli investitori che il taglio dei tassi di interesse fosse meno vicino di quanto ipotizzato. L’inflazione stentava a scendere in tutte le economie mature e ciò fece esplodere i rendimenti dei bond fino ai massimi toccati nel mese di ottobre. Tanto per fare un esempio, il BTp 1 ottobre 2053 con cedola 4,50% (ISIN: IT0005534141) arrivò ad offrire quasi il 5,50%.
Crollo ai minimi e risalita veloce
Quello che nessuno si aspettò allora, fu il maxi-rimbalzo nelle settimane successive.
Guadagno netto del 20% dai minimi
Il BTp 2053, cioè la nostra scadenza sovrana a 30 anni, arrivò a scendere in area 87,40 centesimi per superare la quotazione di 107 a Natale. Un boom superiore al 22,50%. Dopodiché, l’entusiasmo sui mercati fu smorzato dai dati macro: economie resilienti, inflazione sopra i target e taglio dei tassi non imminente. Ancora oggi, ad esempio, il nostro trentennale non è riuscito a riagganciare i massimi di fine dicembre, pur essendosi avvicinato con una quotazione prossima a 105.
Sta di fatto che in dieci mesi il BTp 2053 ha fruttato un guadagno in conto capitale di circa il 20%. Ad esso dobbiamo aggiungere la cedola del 4,50%. Rapportata al prezzo di acquisto e al tempo trascorso, un altro 4% abbondante. In tutto, al netto dell’imposizione fiscale avremmo ottenuto un guadagno del 21%. Scusate se è poco. Qualcuno ribatterà che sono stati tempi di alta inflazione, con cui dobbiamo necessariamente fare i conti per calcolare i guadagni reali. Verissimo, ma dall’ottobre scorso ad oggi l’indice dei prezzi al consumo in Italia non si è quasi praticamente mosso.
BTp 2053, possibili nuovi rialzi nei prossimi mesi
In pratica, il guadagno che avremmo portato a casa comprando il BTp 2053 ai minimi, sarebbe stato sostanzialmente reale. E nei prossimi mesi esistono buone probabilità che la quotazione continui a salire, visto che le banche centrali verosimilmente taglieranno i tassi con maggiore velocità di quanto sinora atteso. Con una “duration“ modificata di quasi 16 anni, l’eventuale calo di un punto percentuale del rendimento porterebbe a un aumento della quotazione del 16%. Anche immaginando un calo ben inferiore, l’apprezzamento risulterebbe ugualmente importante. Beato chi ha avuto l’illuminazione, il coraggio e anche quel pizzico di fortuna per comprare ai minimi e mantenere il bond in portafoglio. Male che gli vada, si ritrova in portafoglio un asset molto fruttifero.