Nell’ottobre del 2016, in condizioni di mercato assai favorevoli, il Tesoro italiano emise il suo primo bond a 50 anni, ribattezzato dalla stampa “Matusalemme” proprio per la sua longevità. Si trattava del BTp 1 marzo 2067 e cedola 2,8% (ISIN: IT0005217390). Il titolo ha toccato i massimi storici all’inizio di quest’anno, quando ha superato la quotazione di 135, offrendo un rendimento minimo dell’1,50% lordo, poco più della metà di quello offerto al suo debutto.
Sappiamo anche che il BTp 2067 non sia più da mesi il bond più longevo del Tesoro.
Performance del BTp 2067 dal debutto
Quest’anno, il BTp 2067 perde il 13,6% in termini di prezzo, scendendo a 116. Il suo rendimento, pertanto, è salito di 57 punti base o 0,57% all’attuale 2,10%. Parliamo dell’1,84% netto, neppure la metà del tasso d’inflazione di novembre in Italia. A conti fatti, se anche la BCE riuscisse a centrare il suo target d’inflazione del 2%, ogni anno perderemmo parte del potere d’acquisto per effetto di un rendimento netto ancora più basso. E non stiamo tenendo conto dell’imposta di bollo che grava sui conti titoli.
Se allarghiamo lo sguardo alla performance del BTp 2067 dal suo debutto sul mercato ad oggi, scopriamo che esso ha registrato un apprezzamento di circa il 19%. E in questi 5 anni e quasi due mesi di vita, l’obbligazionista avrebbe incassato cedole lorde di quasi il 15% in rapporto al valore dell’investimento effettuato. Dunque, il rendimento complessivo sarebbe stato del 33,7%, che su base annua equivale al 5,8%. Al netto della tassazione, parliamo di qualcosa superiore al 5%.
Questo è stato il rendimento del bond in questi primi 5 anni e rotti.