Le ultime settimane sono state complessivamente positive per i titoli di stato italiani. La discesa iniziata a metà febbraio si è arrestata sulle rassicurazioni della BCE circa il mantenimento degli stimoli monetari nel breve termine. Concetti confermati al board di giovedì scorso, quando è stato ribadito che gli acquisti di bond con il PEPP resteranno inalterati fino a settembre. Il BTp 2072 (ISIN: IT0005441883) capta ed esalta l’andamento del mercato obbligazionario, trattandosi del bond più longevo sinora emesso dal Tesoro italiano.
Dal 17 maggio scorso, questo titolo si è apprezzato del 10% sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana.
BTp 2072, qualche confronto
In termini di rendimento lordo, offre il 2,13%, vale a dire poco meno della cedola del 2,15%. Dal massimo toccato a maggio, scende di 41 punti base. Al momento, dunque, il BTp 2072 consente all’obbligazionista di più che coprire la perdita del potere di acquisto. Stando agli ultimi dati relativi al mese scorso, l’inflazione italiana è salita all’1,3%. Il rendimento netto del bond a 50 anni è dell’1,87%, cioè di oltre mezzo punto più alto. Anche tenendo conto delle commissioni bancarie per l’acquisto e dell’imposta di bollo dello 0,2% a carico del conto deposito, il bilancio dell’investimento resterebbe in attivo.
Ma basterà un’accelerazione ulteriore dell’inflazione per erodere il rendimento netto reale del BTp 2072. Ad ogni modo, sul mercato obbligazionario sovrano dell’Eurozona non esiste nulla di più remunerativo e neppure su scadenze ancora più lunghe. Vi basti pensare che il bond austriaco a 100 anni offre oggi un rendimento lordo dell’1%. Il Bund a 30 anni non arriva allo 0,30%. E il titolo regge il confronto anche con l’altro bond “Matusalemme”, la scadenza 1 marzo 2067 e cedola 2,80%.