BTp 2053 a 30 anni meno caro del 3% e più redditizio del 6% in tre settimane

Il BTp a 30 anni si è deprezzato del 3% in tre settimane, anche se nel frattempo ha accresciuto il suo rendimento del 6% complessivo.
8 mesi fa
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Cedola BTp Valore marzo 2030
Cedola BTp Valore marzo 2030 © Licenza Creative Commons

Lo spread si è riportato a ridosso dei 140 punti base sulle tensioni tra Israele e Iran. Il rischio di una escalation in Medio Oriente sta spingendo i capitali verso i “safe asset” come l’oro. Neppure i T-bond degli Stati Uniti riescono a fare bene, anche per effetto dell’atteso rinvio del taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Pagano pegno, in particolare, i titoli lunghi. Il BTp 2053 a 30 anni si è deprezzato di circa il 3% dalle ultime sedute di marzo.

Il bond del Tesoro con scadenza 1 ottobre 2053 e cedola 4,50% (ISIN: IT0005534141) si acquistava a 106 e oggi è sceso a 103.

Prezzi giù, sale il rendimento del BTp 2053

Mentre scriviamo, offre un rendimento del 4,38% contro il 4,18-19% di neppure tre settimane fa. Questa è una buona notizia per chi entrasse adesso sul mercato. Inserirebbe in portafoglio un bond più redditizio, cumulativamente di quasi il 6% entro la scadenza. Al momento, il BTp a 30 anni tratta a premio di 55 punti base o 0,55% sulla scadenza decennale. Rispetto a tre settimane fa, c’è stato un lievissimo restringimento. In sostanza, il trentennale non ha fatto peggio; anzi, è andato appena meglio.

Investimento speculativo, rischio da inflazione

Il BTp 2053 a 30 anni offre una cedola netta effettiva del 3,82% ai prezzi di mercato attuali. Questo sarebbe per l’investitore il rendimento da qui fino alla scadenza o alla previa data di disinvestimento. In genere, le famiglie si tengono alla larga da tali bond eccessivamente lunghi. E chi li acquista, lo fa spesso per rivenderli a prezzi a più alti in futuro. Poiché a giugno il taglio dei tassi della Banca Centrale Europea (BCE) quasi certamente arriverà, avrebbe senso posizionarsi a favore del tratto lungo della curva.

Va detto, però, che i prezzi ormai incorporano da mesi le aspettative sui tagli. Eventuali ulteriori apprezzamenti vi sarebbero nel caso in cui la politica monetaria si rivelasse più accomodante delle previsioni.

Il rischio peggiore per gli investitori sarebbe la stagflazione, ossia che l’inflazione restasse alta e rallentasse l’economia. Titoli come il BTp a 30 anni non riuscirebbero a risalire granché di prezzo per mesi e mesi. Ecco perché la strategia speculativa deve essere messa in atto solo se si accetta l’idea di poter restare con il titolo in mano anche per qualche anno, nel caso in cui qualcosa andasse storto.

BTp a 30 anni molto sensibile ai rendimenti

I massimi recenti per il BTp 2053 a 30 anni furono toccati subito dopo Natale ad una quotazione sopra 107. Al contrario, i minimi si ebbero in ottobre a circa 87,40 centesimi. Da allora c’è stato un balzo del 18%. E tra massimo e minimo il boom fu del 22,6% in appena due mesi. La “duration” di questo bond è alta: 16 anni quella modificata. Significa che la quotazione salirebbe/scenderebbe del 16% in reazione a un calo/aumento del rendimento per l’1%.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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