Il balzo dei rendimenti ha fatto felici gli obbligazionisti che hanno saputo aspettare, molto meno quanti avevano in portafoglio titoli di stato. Il BTp a 30 anni, nel corso di questo 2021, ha accusato un deprezzamento della quotazione di poco superiore all’8%, scendendo nella seduta di ieri a meno di 98 centesimi. Parimenti, il suo rendimento netto è salito all’1,58%. Era all’1,22% all’inizio dell’anno. Questo significa che offre attualmente lo 0,36% in più rispetto all’1 gennaio scorso. Moltiplicando questo balzo per il numero di anni che intercorrono da qui alla scadenza dell’1 settembre 2051, otteniamo un rendimento cumulato del +10,75%.
Dunque, il BTp a 30 anni ci ha reso il 10% in più in meno di 10 mesi. Come dicevamo, effetto del calo dei prezzi, i quali si attestavano a 105 all’inizio dell’anno. Ma la vera notizia per i possessori è che il bond risulta essere ancora caro. A questi livelli, il rendimento non coprirebbe neppure l’inflazione-obiettivo della BCE, pari al 2%. Affinché ciò accada, dovremmo adocchiare la quotazione di 90 centesimi. In pratica, sarebbe opportuno un ulteriore tonfo dei prezzi dell’8%.
BTp 30 anni, prezzi ancora alti
Non è ovviamente detto che nel lungo periodo l’inflazione italiana sia mediamente pari al 2%. Potrebbe rivelarsi superiore o inferiore. Attualmente, il BTp€i maggio 2051 e cedola 0,15% ci segnala l’aspettativa per un tasso d’inflazione medio europeo a 30 anni nell’ordine dell’1,8%. Se questo fosse anche il dato italiano a consuntivo, di fatto già oggi avremmo con il BTp a 30 anni in portafoglio un asset sufficientemente redditizio per coprire la nostra perdita del potere d’acquisto.
Sul piano storico, il rendimento trentennale italiano anche nelle fasi di calma sui mercati finanziari e con una BCE relativamente accomodante dovrebbe attestarsi in area 3%, cioè nettamente sopra i livelli attuali.