Dei 9 miliardi da raccogliere in asta mercoledì 30 ottobre, il Tesoro cercherà di attirare tra 1,75 e 2 miliardi con l’emissione della quinta tranche del BTp a 5 anni (ISIN: IT0005611055). La scadenza 1 ottobre 2029 con cedola 3% sbarcò sul mercato alla fine di agosto e ad una quotazione leggermente sotto la pari. All’inizio di questo mese raggiunse l’apice (sinora) di 101,37, mentre oggi sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana l’acquisto si ha a 100,67.
Durata del bond ideale
Il BTp a 5 anni è un bond della durata ideale per una famiglia. Non eccessivamente corto, ma neanche troppo lungo. In un contesto di calo dei tassi di interesse, può rappresentare il perfetto equilibrio tra l’esigenza di incassare cedole ancora elevate e la necessità di non bloccare per troppo tempo la liquidità investita.
Aspettative d’inflazione
Alle quotazioni attuali, il BTp a 5 anni offre un rendimento lordo in area 2,90%. Al netto dell’imposizione fiscale, il 2,50%. In sé non possiamo affermare che sarà sufficiente o meno a remunerare il risparmio. Tutto dipenderà dall’andamento dell’inflazione italiana nei prossimi anni. A settembre, è scesa allo 0,70% e per l’intero anno è stimata all’1%. Vediamo quali siano le aspettative d’inflazione per il medio-lungo periodo in Italia, cioè da qui al prossimo lustro.
Stando al BTp Italia giugno 2030, che oggi offre meno del 2,20% in termini reali, la crescita media annua dei prezzi al consumo nel quinquennio sarà dello 0,70%. Se così fosse veramente, il BTp a 5 anni in emissione dopodomani esiterebbe un rendimento netto reale in area 1,80% o giù di lì. Questo significherebbe per un investitore avere incassato cedole non solo cospicue in un contesto di discesa dei tassi, ma capaci di remunerare il risparmio più che a sufficienza, data la bassa inflazione.
BTp 5 anni, rischi e opportunità
Come sempre, quando si acquista un bond con cedola fissa, la speranza è che il mercato ci abbia visto bene. C’è il rischio che l’inflazione futura sia sottovalutata e che il rendimento effettivo alla scadenza per il BTp a 5 anni sarà inferiore o persino nullo, se non negativo in uno scenario completamente avverso. C’è anche la possibilità di disinvestire prima della scadenza, ma esponendosi al rischio di quotazione. In generale, con i tassi che scendono e le agenzie di rating più benevole verso l’Italia i prezzi dovrebbero salire. Ciò consentirebbe un’uscita dal mercato con profitto. La stessa bassa inflazione attesa segnalerebbe il timore di una stagnazione prolungata per l’economia italiana ed europea. E a sua volta essa spingerebbe agli acquisti nell’obbligazionario, a beneficio delle quotazioni dei bond.