IlIl Tesoro ha emesso ieri tramite collocamento sindacato un nuovo BTp 2072 a 50 anni, che sarà il prossimo “benchmark” su questa scadenza. La data di rimborso è stata fissata per l’1 marzo 2072 e la cedola al 2,15%, godibile in due pagamenti semestrali. Il prezzo di emissione è stato di 99,467 centesimi, per cui il rendimento lordo alla scadenza risulta del 2,179%, con data di godimento dell’1 marzo 2021.
A fronte dei 5 miliardi di euro offerti, gli ordini hanno raggiunto il picco dei 57 miliardi per il BTp a 50 anni, mentre altri 28 miliardi sono affluiti per la riapertura della tranche a 7 anni.
Oggi, quest’ultimo presenta una quotazione di poco superiore a 124, ma a febbraio era salito fin sopra 135. Considerato che era stato emesso sotto la pari nell’ottobre 2016, possiamo affermare che abbia vissuto una crescita spettacolare in così breve tempo. Sarà così anche per il nuovo BTp a 50 anni? Partiamo col dire che tra i due sussiste una differenza di cedola dello 0,65% a favore del precedente “benchmark”. Questo è dovuto al fatto che offrire circa il 2,8% per una scadenza a 50 anni nel 2016 veniva considerato già un grosso successo. Negli ultimi mesi, invece, il BTp 2067 è arrivato a scendere sotto il 2% di rendimento, per cui i prezzi si sono mossi al rialzo.
BTp 2072 a 50 anni, quale direzione
Ma il nuovo BTp a 50 anni debutterà già con un rendimento inferiore, per cui, in un certo senso, parte meno avvantaggiato. Tuttavia, la direzione e l’intensità che essa assumerà sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana dipenderà essenzialmente dalle condizioni finanziarie globali e specifiche dell’Italia. Nei prossimi mesi, la BCE dovrebbe quasi certamente tenere i tassi d’interesse fermi e gli stimoli monetari attivi.
Detto ciò, esistono rischi legati alla percezione del nostro debito sovrano sui mercati. Ultimamente, a mitigarla sono stati sia l’estremo interventismo della BCE, sia dall’evoluzione politica accolta favorevolmente dai mercati con la nascita del governo Draghi. Poiché il BTp a 50 anni ha una “duration” molto elevata, risentirà in un senso o nell’altro in maniera netta dell’umore degli investitori. Se la crescita dell’economia italiana deludesse nei prossimi mesi o se la campagna vaccinale continuasse a registrare ritardi e intoppi, la reazione del mercato sovrano sarebbe negativa. Gli spread si allargherebbero e i rendimenti a lungo termine, in particolare, s’impennerebbero.
Altro tema a cui porre attenzione è il Recovery Fund. Ad oggi diamo per scontato che nasca ed eroghi all’Italia tutti i circa 200 miliardi di euro tra prestiti e sussidi, al fine di sostenere la ripresa post-Covid della nostra economia. E se così non fosse? Il Tesoro dovrebbe almeno parzialmente rivedere al rialzo i suoi piani di emissione del debito, deprimendo i corsi dei bond sia per la maggiore offerta che per i timori sulla sostenibilità dello stock. Il BTp 2072 a 50 anni, così come le altre scadenze, ne risentirebbero negativamente. Detto fuori dai denti, sembra remota l’ipotesi che da qui a qualche anno segni anch’esso +25%.