Il governo di centro-destra nacque negli ultimi giorni di ottobre in un clima certamente difficile per la congiuntura economica e geopolitica. Il timore più grande che serpeggiava tra i media fu che l’Italia sarebbe rimasta subito vittima di una nuova crisi dello spread. Le posizioni non euro-entusiastiche di gran parte della maggioranza avrebbero, infatti, messo in fuga i capitali. A distanza di poco più di circa sei settimane, le cose stanno andando in direzione opposta. Ieri, il BTp a 10 anni offriva un rendimento del 3,65%, cioè dell’1,20% più basso di quando Giorgia Meloni entrava a Palazzo Chigi.
Le buone notizie si hanno anche sul fronte spread: -40 punti base o -0,40% sotto 190. In termini di prezzo, in questo frangente il decennale italiano ha guadagnato il 10%. Infatti, l’attuale “benchmark” 1 dicembre 2032 e cedola 2,50% (ISIN: IT0005494239) supera adesso i 90 centesimi sul mercato secondario. Ad ottobre, era sceso fino a 82 centesimi.
Il rally del BTp a 10 anni simboleggia il trend di tutto il mercato sovrano italiano. Alla sua base vi sono ragioni che esulano dall’Italia. Gli investitori ritengono che il rialzo dei tassi d’interesse negli USA sia prossimo al capolinea. E ciò a maggior ragione dopo che l’inflazione americana a novembre è scesa più del previsto. La discesa è iniziata anche nell’Eurozona, pur se non ancora nel nostro Paese.
BTp a 10 anni, ragioni del rally
Nelle ultime settimane, il cambio euro-dollaro si è apprezzato in scia a tali analisi. Adesso, viaggia in area 1,05. Come abbiamo scritto solo qualche settimana fa, vedere il BTp a 10 anni sotto il 4% di rendimento significa che, in un certo senso, il treno è passato. Il nuovo “benchmark” con scadenza nel maggio 2033 offre cedola 4,40%. Fu emesso solamente alla fine di ottobre appena sotto la pari, mentre adesso quota ad oltre 105.
I primi passi del governo Meloni hanno sostenuto il ritorno agli acquisti.
In definitiva, il BTp a 10 anni riflette la risalita di tutto il mercato sovrano italiano. I guadagni sono stati ultimamente elevati specialmente per le scadenze più lunghe. Tra l’altro, i titoli indicizzati all’inflazione italiana o a quella dell’Area Euro confermano che le aspettative d’inflazione per il medio-lungo periodo restano sostanzialmente ancorate al target BCE del 2%. Il calo dell’inflazione appena iniziato dovrebbe confermare ulteriormente questo dato nei prossimi mesi.